Grande fermento attorno alla presentazione da parte di Uber della propria offerta al pubblico iniziale. Al deposito dell’istanza presso la Securities and Exchange Commission americana, avvenuta l’11 aprile scorso, dovrebbe seguire il debutto sulla Borsa di New York a maggio. La cifra esatta del valore flottante dell'azienda sarà rivelata solo al momento della quotazione.Tuttavia, potenzialmente, si potrebbe assistere alla più grande Ipo nel settore tecnologico da che è stato lanciato al pubblico il gigante cinese del tech Alibaba.
Per affrontare questa sfida, Uber ha deciso di farsi affiancare da un tridente di legali di spessore: Cooley, Covington & Burling e Davis Polk & Wardwell.
L’eventuale quotazione in Borsa, però, non dissolve tutte le criticità affrontate da Uber in questi anni e che continuano a perseguitarla. Infatti, secondo quanto riportato da una testata internazionale, il prospetto informativo depositato dalla startup californiana rivela che il colosso americano ha registrato nel 2018 perdite operative per 3 miliardi di dollari e un deficit pari a 7,9 miliardi di dollari.
Inoltre, è noto il coinvolgimento di Uber in diversi casi di molestie e discriminazioni nei confronti degli utenti e che nel 2017 ha dovuto pagare 20 milioni di dollari a seguito della transazione con la Federal Trade Commission che la accusava di aver ingannato i propri autisti sui salari.
Anche in Europa, Uber registra diverse problematiche. Ha avuto grande risalto mediatico la vicenda che ha visto il tribunale di Roma ordinare l'inibizione dell’intera attività del gruppo Uber in Italia, disponendo altresì una penale di 10 mila euro per ogni giorno di ritardo. Il colosso americano, infatti, è stato accusato di condurre una concorrenza sleale nei confronti degli operatori locali del settore trasporto taxi e noleggio con conducente. La decisione, riportata dalla nostra testata, è stata il frutto della vittoria del team di Pavia e Ansaldo, incaricato di difendere nel contenzioso le maggiori organizzazioni sindacali e strutture economiche del settore trasporto taxi e noleggio con conducente. La decisione è stata poi completamente ribaltata dall'ordinanza del tribunale di Roma del 17 maggio 2017, che ha accolto il reclamo di Uber e revocato la precedente ordinanza. In tale ultima istanza è stato chiarito che non vi è stata alcuna attività di concorrenza sleale e pertanto Uber ha continuato a offrire i propri servizi senza alcuna interruzione.
A Londra, dove Uber è assistita da Hogan Lovells, vi sono stati problemi con Transport for London, l'autorità che si occupa dell'emissione delle licenze a operare nella capitale del Regno Unito. Inizialmente, tale licenza era stata negata alla società. Tuttavia, Uber ha appellato la decisione e ha ottenuto una licenza della durata di 15 mesi. Problemi si sono registrati anche di fronte al tribunale del lavoro britannico, che ha condannato la startup californiana a garantire ai suoi autisti una serie di diritti, fra i quali salario minimo, ferie e i giorni di malattia pagati.
La quotazione in Borsa sembrerebbe portare un nuovo inizio per Uber, che – nella lettera allegata al prospetto dell'Ipo – ha inserito una dichiarazione del proprio Ceo in cui riconosce le maggiori responsabilità che derivano dall’aprirsi in pubblico e afferma la volontà dell’azienda di assumersele.
In attesa che altri mercati, come quello italiano, riconoscano uno spazio maggiore al colosso statunitense, l'Ipo di Uber potrebbe aprire la porta ad altre importanti offerte pubbliche del settore tecnologico.
Notizia modificata il 16 aprile 2019 ore 10,30: si inseriscono alcune precisazioni indicateci da Uber.
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