La Borsa rende agli studi legali. Lo sa bene Slater & Gordon, la law firm australiana guidata da Andrew Grech che dallo scorso maggio è quotata sull’Australian Stock Exchange. Attraverso la quotazione ha raccolto 35 milioni di dollari australiani e a fine giugno ha raggiunto un fatturato pari a 61,9 milioni di dollari australiani, proveniente per il 66% dall’ufficio basato a Victoria. Ciò ha consentito allo studio di conseguire a fine giugno, un utile annuo pari a 10,7 milioni di dollari australiani e di acquisire due studi legali australiani, D-Arcys Solicitors e McClellands.
Numeri da capogiro e che fanno invidia agli studi legali del Vecchio Continente che guardano alla Borsa con crescente interesse. Primi fra tutti quelli inglesi che dal prossimo anno, grazie al recente Legal Services Bill, potranno chiedere l’ammissione alla quotazione. In Italia, studi come Bonelli, Chiomenti e Gianni Origoni Grippo & Partners avrebbero i numeri per approdare a Piazza Affari. Le leggi nazionali, però, ancora non lo consentono. Ma cosa accadrebbe se questi ostacoli fossero rimossi?
Sul numero di settembre, TopLegal analizza assieme a Guido Croci, consigliere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano, le possibili conseguenze della quotazione di uno studio legale italiano che passa, in modo imprescindibile, dal riconoscimento del carattere imprenditoriale dell’attività legale.
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