di Francesca Lai
Cieca e conservatrice. La recente sentenza n. 28274/2024 della Cassazione Civile, Sezione Lavoro, ha riaffermato i principi di indipendenza professionale e sollevato il dibattito sulla regolamentazione dei giovani avvocati monocommittenti.
Il caso giudicato dalla Cassazione è nato dalla richiesta di un avvocato, che operava come collaboratore in uno studio associato, di essere riconosciuto come lavoratore subordinato. La Corte ha respinto questa istanza, ribadendo che gli avvocati, anche in contesti associativi, non sono soggetti a una gerarchia che impone loro modalità e tempi di lavoro. La gestione autonoma degli incarichi, l’assenza di vincoli rigidi e il rispetto dei principi deontologici sono stati indicati come elementi fondanti dell’indipendenza professionale.
Questa interpretazione affonda le sue radici in un orientamento giurisprudenziale iniziato negli anni ’90, con sentenze come la n. 5389/1994, che già allora sottolineavano la distinzione tra lavoro subordinato e attività intellettuale autonoma.
La Corte ha quindi confermato la linea del passato che, però, pare non considerare la realtà dei fatti, come denunciato dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga). Carlo Foglieni, presidente di Aiga, ha sottolineato come il fenomeno dei collaboratori monocommittenti possa creare zone grigie, con elevati carichi di lavoro e impegni stringenti che rischiano di compromettere l’indipendenza del professionista.
«Il fenomeno dell’avvocato collaboratore in regime di monocommittenza, che investe soprattutto la giovane avvocatura, rende necessaria l’individuazione di criteri affinché, da un lato, non venga intaccata la natura libero professionale dell’avvocato, ben distinta da quella del lavoratore subordinato, e dall’altro si evitino storture tali da esporre ad un eccesso di incertezze l’avvocato monocommittente, al quale spesso vengono richiesti impegni stringenti verso lo studio presso cui opera, con un elevato carico di lavoro», ha dichiarato Foglieni.
Tra le ultime proposte avanzate da Aiga a supporto dei giovani professionisti ci sono: l’obbligo di contratti scritti, per garantire trasparenza e stabilità; il compenso minimo inderogabile, per evitare abusi; maggiori diritti e garanzie per i monocommittenti, come il rimborso spese per la formazione e la tutela in caso di gravidanza o malattia. Secondo Aiga, l’integrazione di queste misure nella futura legge professionale è fondamentale per assicurare un equilibrio tra l’autonomia professionale e la necessità di tutele per i giovani avvocati.