La compliance: un ulteriore strumento a supporto dei club calcistici

14-11-2023

La compliance: un ulteriore strumento a supporto dei club calcistici

A cura di Jacopo Bazzerla, Carnà & Partners, Milano

 

Il calcio, uno degli sport più seguiti e amati in tutto il mondo è, spesso, teatro di emozioni intense e momenti straordinari sul campo. Tuttavia, al di là dei gol spettacolari e delle giocate incredibili, sovente è stato oggetto di cronaca non per eventi sportivi, bensì per controversie legate al fair play finanziario, alle plusvalenze dei giocatori, alle scommesse illecite e, più in generale, a questioni etiche.

Scandali come “calciopoli” o “calcioscommesse” hanno evidenziato la necessità di individuare idonei strumenti per contrastare quelle attività in grado di minare l’integrità e la stabilità del sistema calcistico, non solo da un punto di vista sportivo ma anche economico, etico e finanziario.

Negli anni è, infatti, cresciuta la necessità da parte delle Federazioni di individuare regole e regolamenti idonei a coprire una vasta gamma di aspetti, senza limitarsi a governare l’agire all’interno del rettangolo di gioco. La FIFA (Federazione Internazionale del calcio), ad esempio, ha implementato un Codice Etico che definisce le regole di condotta per i suoi membri, tra cui giocatori, allenatori e dirigenti, mentre la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) ha adottato un Codice di Giustizia Sportiva (CGS) che definisce le norme per regolare questioni giuridiche e disciplinari all'interno del calcio italiano.

I rischi che si mirano a prevenire con un’attività di compliance vanno oltre il campo da gioco e possono essere, ad esempio, rischi finanziari (che richiedono il rispetto di normative specifiche, come il fair play finanziario, introdotto dall'UEFA per evitare l'accumulo di debiti e garantire la sostenibilità finanziaria), rischi legali (legati al rispetto di leggi e regolamenti, tra cui quelli relativi ai trasferimenti dei giocatori, ai diritti televisivi, alle tasse e alle questioni contrattuali), rischi etici e di immagine (le società di calcio devono aderire a norme etiche per prevenire comportamenti disonesti, corruzione, discriminazione e razzismo).

La compliance calcistica, dunque, richiede l'implementazione di programmi di organizzazione, gestione e controllo che identifichino e mitighino i rischi associati a queste diverse aree. In questo senso, non si può non richiamare il D. Lgs. 231/2001 che ha introdotto nel nostro ordinamento una responsabilità amministrativa, “quasi penale”, a carico delle società per una serie di reati (cd. “reati presupposto”) commessi (o tentati), nell'interesse o a vantaggio delle stesse da soggetti apicali o sottoposti allo stesso ente. Le società possono essere esentate da tale responsabilità nel caso in cui provino, inter alia, di essersi dotate di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo capace di prevenire il perfezionamento degli illeciti della specie di quello verificatosi.

Il Modello, in particolare, è un documento in cui sono individuate le aree a rischio di commissione dei reati e sono previsti specifici protocolli e principi generali di comportamento da seguire per mitigare il rischio che tali illeciti si realizzino. Trattasi, quindi, di una legge finalizzata a combattere la corruzione e altre violazioni delle leggi da parte delle organizzazioni e che trova applicazione in vari settori, compreso il mondo dello sport, in particolare del calcio.

In effetti, la FIGC negli ultimi anni ha avviato un processo di implementazione del proprio corpus normativo interno, recependo in seno all’ordinamento federale la disciplina statale relativa alla responsabilità amministrativa degli enti di cui al D. Lgs. n. 231/01, tanto che ad oggi l’adozione di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo è obbligatoria per i club che intendono partecipare ai campionati di Serie A, Serie B e Lega Pro.

La compliance 231, pertanto, diventa, di fatto, obbligatoria per i soggetti richiamati.

A ben vedere, nell’ordinamento sportivo vi sono dei chiari richiami alla disciplina 231.

Ad esempio, con il comunicato ufficiale 87/A, lo scorso 31 agosto la Federazione ha adottato “Le linee guida per la predisposizione dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione” (Linee Guida FIGC), richiedendo alle società che partecipano a campionati nazionali di adottare modelli di organizzazione conformi alle citate Linee Guida FIGC per prevenire il compimento di atti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto e garantire l'attuazione di adeguate misure, procedure e politiche di prevenzione e contrasto ad abusi, violenze e discriminazioni.

Inoltre, nelle Linee Guida FIGC vi è un chiaro riferimento al D. Lgs. 231/2001, laddove all’art. 4 comma 4 si prevede che i club già dotati di un Modello Organizzativo ai sensi del Decreto 231 lo integrino con quanto disposto dalle stesse Linee Guida FIGC, prevedendo quindi presidi di controllo non necessariamente riconducibili (solo) al rischio di commissione dei cd. “reati presupposto”.

I Modelli di organizzazione, gestione e controllo sono dunque strumenti fondamentali per garantire la compliance e prevenire rischi legali, finanziari ed etici nelle società di calcio. Tali documenti, infatti, come si è già detto individuano i processi sensibili, i soggetti coinvolti, i principi generali e le regole di condotta che tali soggetti devono seguire, consentendo di intercettare eventuali situazioni di rischio, prevenendo eventi critici.

Non solo, la predisposizione di un Modello organizzativo, oltre a fungere da presidio per la commissione di illeciti e a rappresentare uno dei requisiti necessari per l’iscrizione ai tre principali campionati nazionali di calcio, consente alle società di godere dell’esenzione da tale responsabilità – e quindi all’irrogazione delle relative sanzioni – come specificato dall’art. 6 D. Lgs. 231/2001 e art. 7 CGS.

La peculiarità dei Modelli delle società calcistiche, considerato che esse sono soggetti di diritto sia dell’ordinamento statale che di quello sportivo, è che tali documenti dovranno integrare le previsioni del D. Lgs. 231/2001 con le norme di diritto sportivo, al fine di prevenire sia i reati presupposto contemplati nel Decreto, sia gli illeciti sportivi. Inoltre, tali Modelli dovranno essere improntati al rispetto dei principi di lealtà, probità e correttezza, prevedendo misure e procedure di prevenzione e contrasto verso ogni forma di abuso, violenza o discriminazione così come individuate all’art. 3 delle Linee Guida FIGC.

Alcune condotte attuate in occasione di una manifestazione sportiva potrebbero infatti contemporaneamente rilevare ai fini della responsabilità sia penale che sportiva. Si pensi, ad esempio, alle fattispecie di frode in competizioni sportive, prevista come reato presupposto dall’art. 25 quaterdecies del D.Lgs. 231/01 e a quella di illecito sportivo, disciplinata dall’art. 30 CGS.

È pertanto necessario che i club si attivino per individuare le attività a rischio di commissione di reati e di illeciti sportivi (sponsorizzazioni, pubblicità, attività fiscali, gestione dei contributi pubblici, comunicazione di dati contabili, compravendita di giocatori, scommesse su eventi sportivi, tutela dei minori, ecc.), prevedendo degli specifici presidi di controllo, delle procedure e dei protocolli volti ad impedire la realizzazione di reati e di illeciti sportivi.

Ulteriori strumenti utili al fine di prevenire condotte illecite possono essere individuati nel Codice Etico e nel Codice Antifrode. Il primo è parte integrante del Modello e rappresenta l’insieme di principi, obblighi di comportamento e regole generali che esprimono gli impegni e le responsabilità etiche cui devono sottostare tutti coloro che operano nella società. Il secondo, invece, rappresenta uno strumento che mira a contenere il fenomeno (sempre più attuale) del calcioscommesse, essendo finalizzato al monitoraggio delle puntate sulle partite della squadra e, in caso di flussi anomali, denunciare il tutto alle autorità competenti.

In conclusione, è possibile affermare che la compliance, e in particolare l’adozione di un Modello Organizzativo, rappresenta uno strumento fondamentalmente per contrastare le attività illecite nell’ambiente calcistico. La semplice adozione di un Modello, seppur improntato al rispetto dei principi di lealtà, probità e correttezza, non è però sufficiente a prevenire i rischi in parola. Infatti, i Modelli, per essere efficaci e realmente utili alle società sportive, dovranno essere adattati alle specifiche caratteristiche dell’organizzazione societaria e alle attività effettivamente e concretamente svolte, individuando tutte le possibili aree di rischio e mettendo in atto misure preventive idonee ad eliminare, ovvero ridurre, la possibile commissione di fatti di reato e, contemporaneamente, di illeciti sportivi, anche nella forma astratta della violazione al principio di correttezza, lealtà e probità.

È altresì auspicabile un sempre maggiore coordinamento tra giustizia penale e giustizia sportiva.

I club e le stesse Federazioni si dovranno infine adoperare per sensibilizzare i propri tesserati a tali tematiche e al rispetto dei principi contenuti in tali documenti. In tal senso, è necessario prevedere dei piani formativi a beneficio di calciatori, staff tecnico, dirigenti, ecc., per far comprendere l’importanza del rispetto delle policy e procedure che mirano ad assicurare uno svolgimento dell’attività sportiva in condizioni di legalità e sicurezza.

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