Big Four

La concorrenza nascosta

In crescita le divisioni legali delle società internazionali di servizi professionali. In Italia la sfida competitiva è ormai lanciata, anche sui mandati medio-alti. Ma gli avvocati italiani sottovalutano il pericolo

26-01-2018

La concorrenza nascosta


Sono tornate a crescere le divisioni legali delle società internazionali di servizi professionali. Nell’ultimo quinquennio le cosiddette “Big Four” hanno rafforzato le loro squadre legali e fiscali attraverso l’ingresso di nuovi professionisti, la rilevazione di studi legali medio-piccoli nonché gli accordi strategici con le boutique specializzate. La crescita ha riguardato principalmente l’Europa e l’Asia-Pacifico ma gli investimenti ora mirano a conquistare la piazza più ricca di tutte. Lo scorso ottobre il primo studio legale appartenente alla rete di una società di consulenza è sbarcato negli Stati Uniti. Con l’apertura a Washington di ILc Legal, PwC apre un nuovo fronte di attività assistendo le multinazionali statunitensi per le operazioni outbound. La presenza della squadra, intorno a otto professionisti, è piuttosto contenuta ma l’avvio legale in un mercato notoriamente difficile per gli studi legali stranieri ha fatto notizia.

Questa nuova partita giocata su scala globale ha lambito anche l’Italia. Il mercato ha avvertito il cambio di passo soprattutto nella politica espansionistica portata avanti dalla divisione legale di Ey, rafforzatasi negli ultimi anni secondo le logiche di crescita adottate dal gruppo internazionale. In una recente intervista a TopLegal Review (numero di giugno/luglio 2017), il managing partner Stefania Radoccia dichiarava che l’obiettivo per il gruppo è di raddoppiare il fatturato per la consulenza legale a 30 milioni di euro, traguardo che annovererebbe Ey fra i primi 20 studi legali in Italia. Ai tre equity partner già approdati in Ey da Hogan Lovells nel 2013, si sono aggiunti altri tre lateral provenienti da Baker McKenzie, Norton Rose Fulbright e Gatti Pavesi Bianchi. Radoccia ha annunciato ulteriori ampliamenti della squadra nel project finance, real estate e assicurazioni per arrivare a un’offerta full service.

Questo anno, ha creato una divisione legale anche Bdo ma emblematico del rilancio delle società di servizi è il ritorno in Italia dopo un’assenza lunga 15 anni di Andersen Tax & Legal (si veda il box), nato attraverso l’adesione dell’ex Noda al network globale Andersen Global. L’alleanza internazionale di professionisti fiscali e legali è espressione dell’americana Andersen Tax, realtà nata su iniziativa di un gruppo di ex consulenti Andersen che hanno dato vita a una società specializzata nel tax ‒ senza revisione ‒ riacquistando successivamente nel 2014 il marchio Andersen.

I precedenti
L’espansione legale delle società di consulenza può sembrare un déjà vu. Negli anni Novanta, con fatturati e margini in declino per le attività core di revisione, le allora cinque società di revisione (Andersen, Deloitte, Ernst & Young, Kpmg e PwC) scommettono sulla crescita della consulenza strategica e dei servizi legali. Nasce così il servizio multidisciplinare integrato che in pochi anni riscontrerà un successo incontrastato. Nel 2001, Andersen Legal fattura 590 milioni di dollari e conta 2.800 avvocati a livello globale, una compagine superata per dimensione solo da Baker & McKenzie. All’epoca, quattro delle società di revisione si piazzano tra i primi 10 fornitori di servizi legali al mondo. Anche in Italia Andersen Legal genera numeri importanti con i suoi 120 professionisti e clienti del calibro di Ferrari, Telefonica e Italgas. Oltre i numeri imponenti, le divisioni legali iniziano ad attrarre anche avvocati di livello grazie a proposte economiche allettanti.

La corsa delle ex società di revisione sembra inarrestabile ma arriva subito il freno. Negli Usa, la categoria degli avvocati fa quadrato contro l’invasione di campo e l’American bar association vieta ai non avvocati la possibilità di essere soci di capitali, compromettendo il modello su cui si fonda il successo delle società di consulenza, la multidisciplinary practice. Vengono inoltre sollevati i timori per i potenziali conflitti d’interesse che ben presto sono davanti a tutti. Il collasso di Enron e WorldCom mettono sotto i riflettori le carenze nella revisione dei bilanci da parte di Andersen. Travolta dagli scandali contabili Andersen confluisce nel gruppo di Deloitte nel 2002.

Di seguito arriva la stretta regolamentare. Per assicurare maggiore trasparenza e governance, la legge Sarbanes Oxley emanata nel 2002 impedisce ai revisori di erogare servizi di consulenza. Tuttavia, la legge non impedisce alle società di offrire servizi legali ai propri clienti per cui non svolge l’attività di revisione. Il qualificatore acquisterà tutto il suo significato a partire dagli anni Duemila quando il mercato dei servizi di revisione torna a rallentare. I ricavi e i margini delle società di consulenza sono nuovamente sotto pressione e si cercano nuovi filoni di attività. Nel frattempo le maglie regolamentari si allargano. Riparte così l’espansione nel comparto legale.

 

Per leggere l'articolo completo, scarica il numero di dicembre/gennaio di TopLegal Review


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