Un comparto in espansione e che si sta rivelando molto redditizio. Lo sport si sta ritagliando il ruolo di nuova pratice in ascesa all’interno degli studi: sono sempre più numerose le insegne che creano team specifici per aggiudicarsi mandati in questo settore.
Mandati che, oltre a interessanti fee, promettono un bonus non da poco: il ritorno mediatico. La fotografia emerge dall’indagine effettuata da TopLegal tra un panel di oltre 20 insegne operative nel settore.
Sono infatti ormai lontani i tempi in cui lo sport veniva associato al solo diritto sportivo in senso stretto. La partita oggi si gioca su un universo di opportunità molto più vasto che ruota attorno a un affare a più declinazioni: quotazioni in borsa di società sportive, tutela e valorizzazione dei marchi, investimenti immobiliari, diritti audiovisivi, tutela dell’atleta e del suo entourage. Il sensibile aumento di mandati originati dal mondo dello sport, ma non appartenenti al diritto sportivo, è fonte di una nuova complessità per il consulente legale e richiede la capacità di assicurare anche in questo ambito un’assistenza multidisciplinare a tutto tondo. Tra iper-specializzazione e multidisciplinarità, è così scattata la corsa degli studi legali a offrire al cliente “sportivo” il servizio migliore e più completo. Come mette in luce Marco Maniscalco, partner e leader del focus team diritto dello sport di BonelliErede, «occorre assicurare al cliente una èquipe, in cui tutti i componenti hanno una conoscenza verticale della propria materia ma lavorano in team per fornire un’assistenza completa e allo stesso tempo altamente specializzata ».
L’appeal dei club
Elemento peculiare del comparto è senz’altro l’ampio e variegato ventaglio di clienti che gravitano attorno allo sport, che negli ultimi tempi ha coinvolto in misura crescente soggetti di matrice internazionale. Fattore che ha certamente sollecitato il recente interesse degli studi.
In primo piano ci sono le stesse società sportive, protagoniste negli ultimi tempi (e c’è chi scommette anche per il futuro) di importanti mutamenti negli assetti societari. Si registrano, infatti, sempre più investimenti nelle società sportive italiane, in particolare calcistiche, da parte di investitori stranieri atipici per il settore, come i fondi di private equity, sia nella forma di gruppi (per esempio Suning per l’Inter o Elliott per il Milan) sia di privati (per esempio James Pallotta per la Roma e Joe Tacopina per il Venezia). «Questa tipologia di investitori», spiega Maniscalco, «approccia il business sportivo a 360 gradi, nelle sue varie declinazioni, dunque con esigenze di assistenza diverse e multisettoriali». Il nuovo appeal verso le società sportive italiane sta così portando all’espansione un mercato che fino a pochi anni fa poteva considerarsi “a conduzione familiare” e alla graduale trasformazione delle società sportive in vere e proprie società industriali. Con evidenti ricadute sulla consulenza legale. «L’avvento dell’investitore straniero, maggiormente avvezzo a valorizzare l’importanza di un certo tipo di consulenza strategica, giuridica o fiscale — sottolinea Riccardo Giacomin, senior associate e capo del dipartimento sport di Rödl, — rappresenta un’opportunità per una maggiore professionalizzazione dell’intero comparto sportivo italiano, favorendo la sensibilizzazione rispetto a un tipo di approccio altamente qualificato e specializzato». Parallelamente ai movimenti nel capitale, si registra un crescente numero di operazioni societarie, dall'M& a fino alla quotazione in Borsa. In questo senso, si segnala per esempio la Juventus che, oltre ad essere quotata in Borsa dal dicembre 2001, ha annunciato a febbraio l’emissione del suo primo bond: un prestito obbligazionario da 175 milioni di euro.
Atleti e contratti
Il diritto sportivo, però, deve essere principalmente associato ai suoi protagonisti: gli atleti. Anche questi soggetti necessitano di un’attenta e accurata tutela legale prima e dopo l’ingaggio. Tuttavia, anche qui, l’assistenza richiesta non si limita al diritto sportivo in senso stretto ma comprende altri settori giuridici. Perciò, accanto alle boutique che si occupano del solo diritto sportivo (come Martinelli Rogolino e Giardino, specializzato nell’anti-doping) prosperano oggi nuove realtà multidisciplinari. Secondo Luca Ferrari, partner di Withers e responsabile globale del dipartimento sport, non ci sono dubbi: quando si tratta di assistere gli atleti, l’intento dello studio legale deve essere quello di fornire una tutela completa, che soprattutto all’estero è indicata con l’espressione “player care”. In questa macro-categoria rientra l’assistenza legale negli investimenti immobiliari, nello sfruttamento dell’immagine, nella creazione di trust e in generale in tutti quegli investimenti che possono garantire all'atleta una vita migliore anche post carriera.
Allo stesso tempo è certamente vero che l’atleta professionista, al contrario delle società sportive, non genera pratiche particolarmente redditizie. Tuttavia, il suo potere attrattivo nei confronti del grande pubblico genera una pubblicità rilevante per lo studio e un effetto “bonus” sulla sua capacità di attrarre nuovi clienti. Sempre di più gli atleti sono oggi veri e propri poli di interesse economico e mediatico, al di là del loro ingaggio o del loro valore di mercato. Oggi l’atleta deve occuparsi non solo della propria prestazione professionale ma anche della sua immagine. Ed è proprio attorno a questa che ruotano le molteplici operazioni che impegnano i legali su più fronti: i contratti di sponsorizzazione, gli eventi, i social media, la creazione di fondazioni. Per creare attorno a una società sportiva o un atleta un’immagine commerciale riconoscibile, la consulenza legale – come sottolinea Giulio Coraggio, partner e a capo della practice tecnologia in Italia di Dla Piper – dovrà «garantire una corretta impostazione della comunicazione commerciale tanto nel rispetto delle norme a tutela del consumatore quanto nelle questioni organizzative e burocratiche come il rapporto con gli sponsor, il trasferimento delle licenze, la sicurezza informatica e il trattamento dei dati personali».
Pierfilippo Capello di Osborne Clarke sintetizza efficacemente così: «Si potrebbe dire che l’assistenza ad atleti e manager inizia l’attimo dopo la fine della partita. Uno sportivo professionista molto spesso è un centro di relazioni e attività che lo rendono una vera e propria azienda. Queste attività sono solo in minima parte regolate dal diritto dello sport, mentre il professionista o lo studio che assiste lo sportivo deve essere in grado di confrontarsi con temi che hanno come centro l’attività sportiva ma da questa si distaccano progressivamente ». Inoltre, all’interno della categoria ci sono diversi livelli di complessità e tipologie di studi che entrano in gioco. Francesco Rotondi di LabLaw segnala la differenza abissale tra la tutela dell’atleta professionista e quella del dilettante. Solo il primo, infatti, è un lavoratore subordinato a termine, con tutte le tutele che ne derivano (come la clausola pregiudiziale sportiva e la clausola arbitrale nei contratti). «Tutti questi privilegi» rileva Rotondi «sono inimmaginabili per gli atleti dilettanti o per i professionisti che operano in sport “minori”, oltre che per tutti quegli operatori che gravitano attorno all’atleta ma non rientrano nella categoria. Proprio quest’ultimi compiono un’attività che consiste in un vero e proprio polmone di deregulation, con al massimo contratti di co.co.co., prestazioni occasionali e partite iva». Un mondo che si estende ai lavoratori che assistono l’atleta come l’agente sportivo, il coach, il fisioterapista. Dal punto di vista degli studi legali, si tratta delle pratiche meno redditizie e, per questo motivo, sono tuttora appannaggio degli studi più piccoli.
TAGS
BonelliErede, Dla Piper, Withers, Martinelli Rogolino Giancola, LabLaw, Rödl, Giardino FrancescoRotondi, LucaFerrari, MarcoManiscalco, GiulioCoraggio, PierfilippoCapello, RiccardoGiacomin Juventus FC