La tariffa oraria la fa ancora da padrone, e quando provo a proporre delle formule che mi facciano capire a cosa posso andare incontro trovo sempre grande riluttanza». È la desolante considerazione sui modelli tariffari in voga negli studi legali del nostro Paese di Alessandra Ferrari, General counsel di Avio Aero. La società è attiva nella progettazione, produzione e manutenzione di componenti e sistemi per l’aeronautica civile e militare e business di GE Aviation che ha acquisito nell’agosto 2013 la divisione aeronautica di Avio – storica azienda fondata da Fiat nel 1908 – per 3,3 miliardi di euro.
Una fotografia per certi versi sorprendente quella della numero uno del legal dell’azienda torinese, chiamata dalla conglomerata americana – a ridosso del perfezionamento del deal – a rinnovare l’organizzazione del dipartimento dopo un’esperienza di oltre dieci anni nell’area energy sempre di GE. E così rinnovamento è stato: l’uscita di Enrico Maria Picco, nel ruolo dal 2005 e in azienda dal 2000, ha portato l’area legale a essere più orientata allo sviluppo degli affari, in pieno stile (ma anche grazie alle sinergie presenti e possibili di) General Electric.
Il risk management e le problematiche assicurative, che prima connotavano direttamente la direzione affari legali, sono state infatti scorporate; mentre è stato creato un team di International trade compliance accorpando risorse che prima lavoravano in funzioni aziendali diverse. Oltre all’inserimento di un Commercial counsel, con il compito specifico, sotto la supervisione del General counsel, di supportare il business e le affiliate internazionali sulle tematiche commerciali legali.
Si fa presto a comprendere come in questo nuovo contesto anche il ruolo degli studi sia dovuto andare modificandosi, per venire coinvolti solo su temi estremamente specialistici, laddove l’inquadramento del problema è già chiaramente definito ex ante all’interno. Una logica che per molti potrebbe apparire dirompente, e senz’altro lo sarà per tanti studi che si trovano davanti alla prospettiva di dover lavorare “a progetto”. Una conseguenza di un contesto sociale e di mercato che attraversa una transizione non ancora conclusa ma già decisamente rivoluzionaria rispetto a qualche anno fa. Il peso specifico sempre maggiore che contraddistingue i GC all’interno del business (o viceversa, l’importanza che hanno assunto gli affari nella quotidianità del GC, che potremmo definire come un legale in cerca di soluzioni) ha condotto infatti le aziende da una logica esclusivamente di consuntivazione alla necessità di avere un preventivo preciso delle spese legali totali rispetto a una data operazione, all’interno di budget predeterminati e sempre più spesso meno generosi di un tempo.
Ma sembra che gli studi non riescano a immergersi fino in fondo in questo nuovo scenario. Quello che infatti stupisce forse ancora di più è la risposta che gli studi danno a sollecitazioni di questo tipo. Il cap in certe negoziazioni non ha senso perché non si possono conoscere il numeri di incontri necessari tra consulente e cliente. Serve proporre un’altra formula che consenta di tenere sotto controllo i costi della spesa legale. Eppure, secondo il GC di Avio, non c’è quasi mai una controproposta di questo genere; manca la creatività da parte dello studio legale. Insomma, siamo davanti a una differenza culturale ancora profonda tra la realtà dell’azienda e quella degli studi, con la prima che si muove in maniera decisamente più veloce della seconda, ma forse non ancora abbastanza per determinare una decisa modificazione delle regole di ingaggio. Accanto all’incidenza nel business, in cui si inserisce un elemento decisivo come la tempestività, anche a scapito della perfezione dell’intervento o attraverso risposte parziali che dimostrino di essere “sul pezzo” e dunque di poter contare sulla risorsa (un portato dell’evoluzione tecnologica che vede anche il GC alle prese quotidianamente non solo con telefonate ed email ma anche con Whatsapp), il controllo dei costi è infatti ancora riconosciuto come la sfida numero uno.
Per quanto riguarda la selezione degli studi, Avio Aero per ogni operazione importante che necessita dell’intervento di consulenti chiede preventivi ad almeno due o tre realtà, tra quelle di riferimento conosciute direttamente e quelle che il network dei legali di GE è in grado di consigliare. Tuttavia non mancano aperture di credito verso nuovi studi, fatti salvi due aspetti imprescindibili: lo stile di comunicazione, che concretamente si traduce, ad esempio, in pareri agili e snelli, in grado di trasmettere il risultato in poche righe anziché in venti pagine; e la conoscenza dell’inglese. Su questo aspetto, sebbene venga riconosciuto un notevole progresso negli ultimi anni da parte della generalità dei professionisti, viene sottolineata da Ferrari ancora la possibilità di margini di miglioramento, cioè lo sviluppo di competenze linguistiche che permettano di tradurre efficacemente concetti giuridici. Un passo ulteriore a una conoscenza comunque professionale della lingua di riferimento internazionale del business. Tuttavia alla base non può mancare una competenza solida del diritto, che non può essere semplicemente rivendicata ma deve essere dimostrata sul campo. E in mancanza di un track record spendibile, alcuni studi hanno con successo sperimentato una formula facilmente replicabile che Ferrari ha imparato a conoscere e che ha trovato molto interessante: i seminari organizzati dagli studi. Il GC di Avio Aero racconta infatti di aver partecipato a diversi momenti di approfondimento di questo tipo su temi particolarmente rilevanti e specifici, e di aver così non solo arricchito il proprio bagaglio ma anche scoperto in alcuni casi dei professionisti molto competenti, che, seppur non già inseriti tra i consulenti sono stati oggetto di consiglio verso chi in qualche caso si è trovato a ricercare determinate professionalità.
Si capisce allora come il gruppo di legali del network GE per Ferrari si dimostri molto compatto, con un ampio interscambio di esperienze e informazioni. Si parte infatti da semplici incontri su base trimestrale per i legali italiani fino all’esempio di un gruppo di lavoro europeo cross-business sul tema degli appalti pubblici, nel quale, sebbene non si riescano a sviluppare sinergie operative in virtù della specificità settoriale degli appalti, si condividono opinioni sul tema che possono diventare decisive nel caso di partecipazione a gare. Il senso di unione assume significato anche nella responsabilità verticale. Ferrari risponde al GC di GE Aviation, a Cincinnati, assieme a una pattuglia di circa 30 legali nel mondo che guidano complessivamente 200 professionisti. Con il Ceo italiano, invece, il rapporto è definito dal GC di «business partnership ». Un GC che si rispetti, secondo Ferrari, deve far parte dello staff del Ceo. Un modello che in GE è considerato normale, con la consapevolezza di far parte di una nicchia. «C’è il modello in cui il GC riporta all’Amministratore delegato, e in una multinazionale non è l’ideale perché sarebbe meglio che riportasse al General Counsel del gruppo. C’è poi il modello in cui riporta al Direttore finanziario, e funziona ancora meno: fino a qualche anno fa se ne vedevano spesso, oggi meno».
Erano gli anni in cui la tariffa oraria era accettata da tutti – clienti e consulenti - e per tutto. Anche questo presto cambierà.
Avio Aero