di Francesca Lai
Sburocratizzare, ridurre gli oneri a carico delle realtà che vogliono quotarsi, rendere più snello il mercato dei capitali per le pmi. Ecco alcuni degli obiettivi della Legge capitali, in vigore dal 27 marzo 2024, che modifica la disciplina contenuta nel Codice civile e nel Testo unico della finanza in materia di società di capitali.
La discussione sui recenti interventi a sostegno della competitività dei capitali ha aperto il Finance Forum organizzato da TopLegal il 15 maggio 2024 a Milano. A delineare i punti salienti della nuova normativa, in apertura della conferenza, è stato Giulio Centemero, capogruppo Lega VI Commissione Finanze della Camera dei deputati. «Con la Legge capitali abbiamo dato vita a un framework normativo semplificato: si riducono tempi e burocrazia favorendo le quotazioni in borsa. L’Italia per prima si è dotata di una legislazione in materia di capitali, anticipando l’approvazione del listing act dell’Unione Europea».
La necessità di un mercato finanziario meno complesso e più accessibile, soprattutto alle pmi, e il ruolo fondamentale della compliance per il raggiungimento di tale obiettivo sono stati il fil rouge delle tre tavole rotonde. L’evento, moderato da Valentina Magri, content coordinator di TopLegal, è stato sostenuto da Amf Italia (Associazione italiana intermediari finanziari) e dal media partner Italia Economy.
La finanza tradizionale alla prova della regolamentazione
Lo scorso 27 marzo l’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) ha pubblicato una lettera al mercato in cui delinea le aspettative in materia di governo e controllo dei prodotti assicurativi (Pog) rivolte alle imprese di assicurazione e agli intermediari produttori di fatto. «Le aspettative sono volte ad assicurare la massima tutela del cliente. Non hanno carattere obbligatorio, ma è comunque richiesto alle compagnie di valutare attentamente la coerenza di soluzioni diverse rispetto a quanto indicato dall’Autorità», ha commentato Roberta Lacagnina, local compliance officer di Zurich Insurance Group.
Luca Braulin, head of legal and compliance di Ambienta sgr, è intervenuto sul tema della responsabilità delle società di gestione del risparmio per le attività di direzione e coordinamento sulle partecipate. Partendo dal presupposto che la sgr non esercita l’attività gestoria nell’interesse proprio, bensì nell’interesse esclusivo della collettività degli investitori partecipanti al fondo, Braulin ha sottolineato che, al fine di prevenire il rischio di contenziosi fondati sulla teorica responsabilità della sgr per cattiva gestione della partecipata, un utile rimedio per tenere sotto controllo tale rischio possa essere quello di predisporre una mappatura degli indici fattuali che porterebbero a presumere una direzione e coordinamento in capo alla sgr.
Il fatto che la compliance abbia un ruolo determinante nell’assicurare trasparenza e protezione per tutti gli investitori è emerso anche dalle parole di Mirko De Mario, head of compliance Italy di Unicredit. La normativa vigente stabilisce il principio della compliance by design, secondo cui «nel processo di emissione e distribuzione dei prodotti di investimento deve sempre essere esplicitato il target market di riferimento, sia negativo che positivo».
Nel campo degli investimenti, la quotazione in borsa rappresenta una grande sfida per le aziende di ogni tipo di business. Veronica Martoni, responsabile della compliance del cantiere nautico Ferretti Group, ha raccontato il dual listing del Gruppo alla Borsa di Milano e di Hong Kong. In questo percorso «la compliance ha la funzione di spiegare in modo facile e chiaro agli azionisti internazionali la normativa del mercato locale, facendo formazione e fornendo tutte le informazioni utili sulla società».
Relativamente alla legislazione nazionale in materia di società di capitali Marco Ventoruzzo, presidente di Amf Italia, ha espresso un parere positivo: «A fronte di una evidente competizione tra ordinamenti e in assenza, soprattutto sul lato societario, di una armonizzazione normativa più forte, la Legge Capitali esprime l’ideale condivisibile di rendere più competitivo il sistema».
Il fintech alla prova della regolamentazione
Andrea Bertoni, general counsel e dpo di Moneyfarm, ha illustrato come l’azienda, che offre soluzioni di investimento online attraverso una piattaforma totalmente digitale e un’attività di consulenza indipendente, si sia trasformata da società monoprodotto a multiprodotto. «La divisione legale ha svolto un ruolo di facilitatrice tra il business, ossia le istanze industriali del management, e la concretizzazione dell’evoluzione di Moneyfarm a total wealth partner dei suoi clienti», ha spiegato Bertoni.
In ambito fintech, i dati e le realtà che li utilizzano, stanno suscitando sempre più interesse. Per Serena Torielli, ceo e co-fondatrice della società WealthTech Wealthype, «la sicurezza dei dati è per noi una questione di business: abbiamo creato una piattaforma priva di rischi e scalabile». Da questo punto di vista «il Dora (Digital operational resilience act, ndr) è un vero e proprio allenatore, soprattutto per aziende medio piccole come Wealthype».
Tra i soggetti finanziari nati dall’innovazione tecnologica si annoverano anche gli Imel, ossia le imprese, diverse dalle banche, che emettono moneta elettronica. Giulia Moratti, responsabile affari legali e societari di UnipolPay (Imel del Gruppo Unipol) ha spiegato che gli Imel possono effettuare l’esternalizzazione di funzioni aziendali e che «i rischi sottesi a questo modello sono molteplici, come quello di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato legato all’outsourcing Ict o il rischio di continuità operativa, causato dall’interruzione dei processi aziendali del fornitore esterno e, di conseguenza, dell’Imel».
Il Dl 25 del 23, meglio noto come Decreto fintech, ha abbracciato l’era della tokenizzazione introducendo la possibilità di emettere strumenti finanziari in forma digitale tramite distributed ledger technology (Dlt). Secondo Francesco Martiniello, chief compliance e Afc officer di Illimity, questa normativa introduce diverse opportunità come «la possibilità di tokenizzare un bond consentendo uno scambio tra peer sulla piattaforma». Per quanto riguarda i criptoasset, il legislatore è stato a lungo vittima della paura di ciò che è ignoto ma «in questo Far West lo sceriffo sta finalmente arrivando in città: arrestati i criminali negli Stati Uniti, regolata in Europa l’attività dei fornitori di servizi, chiarito in Italia il quadro fiscale, oggi aspettiamo solo che l’industria finanziaria apra a questa forma di investimento per accompagnare e tutelare il risparmiatore"» ha commentato Ferdinando Ametrano, amministratore delegato e cofondatore di CheckSig, fintech italiana specializzata in soluzioni bitcoin e cripto per investitori privati e istituzionali.
La finanza a sostegno dell’economia reale
I relatori della terza tavola rotonda hanno fatto il punto sul private equity a supporto della crescita delle imprese, sulle quotazioni in borsa e sulla finanza alternativa a sostegno delle pmi. Tommaso Baldissera Pacchetti, ceo di CrowdFundMe, portale italiano di crowdfunding quotato in borsa nel 2020, ha affermato: «Individuiamo startup e pmi con un grande potenziale che hanno bisogno di capitali per poter crescere. Purtroppo, in Italia i finanziamenti sopra i 100 mila euro e fino a tre milioni di euro sono inesistenti, il che ha portato alla nascita di piattaforme di private investing».
Per quanto riguarda le quotazioni in borsa, il segmento Euronext Growth Milan (Egm), dedicato alle pmi dinamiche e competitive, rappresenta un prezioso strumento di passaggio generazionale. Secondo Gianluigi Serafini, partner di LS - Lexjus Sinacta, «consente di dotare l’azienda dei capitali necessari per avviare un percorso di crescita, entrando in un mercato che dà molta visibilità». Serafini ha chiarito inoltre l’importanza di una strategia aziendale chiara e definita, per poter scegliere lo strumento più adatto a perseguire la crescita aziendale.
Anche perché «in Italia la cultura dominante nella gestione di aziende di piccola/media dimensione è ancora di stampo verticistico. Gli imprenditori, soprattutto se di vecchia generazione – talvolta anche più giovani – esercitano una leadership autoritaria, con una scarsa propensione alla delega e con difficoltà nella costruzione di una governance che si fondi su un dialogo aperto e trasparente», ha commentato Stefano Malagoli, partner Silver Economy Fund di Quadrivio Group. In questo scenario, il private equity rappresenta una reale opportunità di crescita delle aziende di piccola e media dimensione in particolare, in quanto ne stimola un sostanziale cambiamento culturale da un punto di vista della gestione.
Infine, Raimondo Bonfanti, co-fondatore e partner di Pillarstone, ha spiegato come opera la piattaforma a sostegno delle imprese in difficoltà. «Noi investiamo in situazione di crisi non solo fornendo capitali, ma anche portando idee, programmi e competenze professionali, necessarie per stimolare la crescita e invertire il trend recessivo».
Nella foto, da sinistra Tommaso Baldissera Pacchetti (CrowdFundMe), Raimondo Bonfanti (Pillarstone), Valentina Magri (TopLegal), Stefano Malagoli (Quadrivio Group) e Gianluigi Serafini (LS - Lexjus Sinacta)
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