IP & Life Sciences / Lo scenario

LA MARCIA IN AVANTI DEL LIFE SCIENCES

Al contenzioso si preferiscono vie stragiudiziali alternative, mentre crescono gli investimenti nel mercato farmaceutico e nei brevetti. Su costi e flessibilità, il modello boutique batte l’insegna multipractice.

16-07-2014

LA MARCIA IN AVANTI DEL LIFE SCIENCES

Nonostante il periodo di crisi non sti­moli il mercato e tanto meno la ri­chiesta di consulenza, la tutela della proprietà intellettuale e dei marchi, nonché gli investimenti in tema di life sciences e brevetti, si confermano ancora am­biti di grande attrattiva per le aziende.

Coerentemente alle informazioni raccolte dall’ultima ricerca del Centro Studi risalente al maggio 2013, il mercato Ip si attesta a livelli stabili di produttività, seppur colpito, in misura inferiore rispetto ad altre practice, dalla crisi economica.

Cresce stabilmente il desiderio delle imprese, piccole o grandi che siano, di dare impulso ai beni immateriali, all’innovazione e alla tutela dei diritti d’immagine, ma tale volontà spesso si scontra con la reale difficoltà ad affrontare economicamente tali investimenti. Le ragioni sono principalmente due. La prima, e più importante, è legata alla ormai endemica carenza di fondi messi a disposizione delle aziende da parte del sistema bancario e degli investitori istituzionali. La seconda è connessa alla generale diffidenza che sia gli operatori del setto­re che gli investitori istituzionali hanno verso un mondo dove le operazioni, soprattutto per quanto concerne gli investimenti in start-up, sono viste come eccessivamente a rischio.

L’atteggiamento parsimonioso delle imprese, dunque, si riflette sui mandati assegnati agli studi legali operanti nel settore. Contro ogni attesa, nu­merose insegne hanno registrato, tra il 2013 e il 2014, una contrazione del contenzioso. Dalle inter­viste effettuate, si denota quanto i clienti in realtà cerchino sin da subito di trovare intese transattive con le controparti piuttosto che perseguire la com­plessa e costosa soluzione giudiziale. Persino le im­prese più grandi, soprattutto italiane, in un’ottica di risparmio preferiscono optare per una soluzione stragiudiziale delle controversie piuttosto che so­stenere le spese processuali di un contenzioso. Di conseguenza gli studi legali Ip hanno dovuto aprir­si maggiormente a forme alternative di risoluzione delle controversie (come arbitrati e transazioni).

Il discorso, però, non vale per i settori a più alto valore tecnologico legati al mondo digitale, infor­matico e delle telecomunicazioni, particolarmente agguerriti nella tutela dei diritti d’autore e della pub­blicità e per i marchi di lusso su cui ancora fa leva la lotta alla contraffazione. Si trascina ormai dal 2008 la contesa che ha visto contrapposti due colossi delle te­lecomunicazioni e del web, Mediaset e Google nella quale, di recente, il gruppo di Cologno ha contestato a Google di aver ottenuto un ingiusto profitto deri­vante dalla pubblicità, caricando sul canale Youtube 65.000 video di proprietà di Mediaset. Quest’ultima ha chiesto 500 milioni di euro per la violazione dei suoi diritti, più 100 milioni per ogni anno.

L’attività stragiudiziale è, invece, in forte cresci­ta. Nell’ottica di un’espansione e di una promozio­ne delle innovazioni e della tecnologia nazionale verso i mercati esteri, le imprese italiane hanno sviluppato un reticolato di rapporti commerciali con l’estero, cui corrisponde un network di accordi contrattuali. Da qui il proliferarsi, nelle scrivanie dei consulenti legali, di faldoni riguardanti la ne­goziazione della contrattualistica commerciale, la gestione dei portafogli ip e delle licenze.

Un discorso a parte riguarda il mondo del life sciences, in forte ascesa.

In questo ambito l’attività giudiziale, che si mani­festa nella lotta tra brevetti e nelle cause di risarci­mento danni da prodotto, e il lavoro stragiudiziale su questioni di natura regolatoria e amministrativa, corrono di pari passo e a un ritmo molto maggiore rispetto a quello con cui si muovono agli asset im­materiali della proprietà intellettuale. Nel caso del contenzioso, nell’ultimo anno si sono infervorati i controlli dell’Agcm contro aziende farmaceutiche sanzionate per concorrenza sleale e abuso di posi­zione dominante. Esemplare è stata l’inchiesta svol­ta dall’Autorità antitrust italiana dopo la denuncia presentata da Ratiopharm, alla quale hanno aderito anche Assogenerici e Sifi, nei confronti di Pfizer, ri­tenuta responsabile di abuso di posizione dominan­te posto in essere mediante lo sfruttamento abusivo dei suoi diritti di brevetto e condannata a pagare una multa di 10,6 milioni di euro.

Particolare impegno, infine, è richiesto alle squadre legali nell’attività di compliance e di co­ordinamento con la direzione aziendale in pro­getti di ricerca e sviluppo e nella gestione di studi clinici relativi a dispositivi medici o farmaceutici. 

Riprendono le start- up legali 
La proprietà intellettuale è per definizione una practice di nicchia, che facilmente si interseca con l’attività degli altri dipartimenti ma che mantiene un certo livello di autonomia data dall’estrema 
specificità delle competenze degli attori che vi gra­vitano. Come avviene in altre practice come il la­bour o l’amministrativo, anche nell’ip e life scien­ces una buona fetta di mercato è in mano a bouti­que iperspecializzate, nate e cresciute per servire le aziende pronte a investire sui propri marchi e sul progresso scientifico in capo ai brevetti. Inoltre, la preferenza data all’approccio sartoriale è giusti­ficata dal fatto che, a differenza di dipartimenti come il corporate, il contenzioso o il restructu­ring, l’ip non ha bisogno di grandi strutture per operare e le boutique, a detta degli intervistati, ri­sultano più competitive e flessibili sui costi.

La spinta a creare nuove realtà subisce, negli ul­timi 12 mesi, una brusca accelerazione. Se la ricer­ca precedente, infatti, aveva registrato solo quattro spin off tra il 2009 e il 2013, ben tre nuove insegne sono nate solo nell’ultimo anno. A giugno 2013 Massimo Tavella lascia Perani Pozzi Tavella e fon­da Tavella Studio di avvocati. Il 2014 si apre con la nascita di una nuova associazione professionale nella piazza di Roma denominata Akran e fondata da Alessandro Masetti Zannini, ex managing partner di Barzanò & Zanardo, uscito dallo studio insieme a 20 professionisti. Ultima in ordine di tempo è la nasci­ta, ad aprile 2014, di Ddr trust ad opera di Luciano Daffarra, Salvatore di Salvatore e Davide Rossi

Daffarra ha lasciato Daffarra D’Addio, insegna da lui generata e attiva nel diritto d’autore che, con l’uscita di uno dei partner fondatori, ha cambiato il nome in DP legal. I passaggi nell’ultimo anno sono stati solo due: Diego Rigatti, affiancato da due pro­fessionisti, è entrato come socio in Osborne Clarke lasciando la guida della squadra di Orrick Herrington & Sutcliffe. A seguito di questa uscita, gli inter­vistati non hanno individuato un nuovo partner di riferimento in Orrick. Il secondo spostamento ha riguardato Lorenzo Attolico, che da R&P legal si è unito, insieme a due associate, al team di Nctm

I casi più discussi 


Si trascina ormai da quattro anni la battaglia mon­diale per violazione brevettuale tra i due titani delle telecomunicazioni, Apple e Samsung. A Milano, la vicenda è iniziata nel 2011 ed ha coinvolto due spe­cialisti della materia, Giuseppe Sena di Sena e Tarchini, con Apple e Adriano Vanzetti, dell’omonimo studio, al fianco della multinazionale sud coreana. In tale frangente il tentativo di Samsung di bloccare la vendita in Italia dell’Apple iPhone 4S accusato di violazione brevettuale, è andato a vuoto nell’ottobre dello stesso anno. La controversia ha poi riempito numerosi tribunali internazionali fino al 2014: nella sentenza del 3 maggio scorso, è stato stabilito che Samsung dovesse versare nelle casse di Apple 120 milioni di dollari per aver violato due brevetti. Poco dopo, però Apple ha chiesto un nuovo processo, chiedendo di ricevere un risarcimento danni supe­riore a quello già ottenuto, ma soprattutto il bando negli Stati Uniti dei prodotti Samsung che violano i brevetti. E la battaglia è di nuovo aperta.

L’altro caso che, per complessità e per importi eco­nomici è balzato alle cronache nazionali e internazio­nali, ha coinvolto il mondo farmaceutico e riguarda la mega sanzione dell’Agcom inflitta a Roche, assistita da Rucellai & Raffaelli, e Novartis, seguita da Linklaters, rispettivamente di 90,5 milioni e 92 milioni di euro, per essersi accordate illecitamente con l’obbiettivo di favorire la vendita di un farmaco (Lucentis) molto più costoso rispetto a quello economico (Avastin).


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