Nonostante il periodo di crisi non stimoli il mercato e tanto meno la richiesta di consulenza, la tutela della proprietà intellettuale e dei marchi, nonché gli investimenti in tema di life sciences e brevetti, si confermano ancora ambiti di grande attrattiva per le aziende.
Coerentemente alle informazioni raccolte dall’ultima ricerca del Centro Studi risalente al maggio 2013, il mercato Ip si attesta a livelli stabili di produttività, seppur colpito, in misura inferiore rispetto ad altre practice, dalla crisi economica.
Cresce stabilmente il desiderio delle imprese, piccole o grandi che siano, di dare impulso ai beni immateriali, all’innovazione e alla tutela dei diritti d’immagine, ma tale volontà spesso si scontra con la reale difficoltà ad affrontare economicamente tali investimenti. Le ragioni sono principalmente due. La prima, e più importante, è legata alla ormai endemica carenza di fondi messi a disposizione delle aziende da parte del sistema bancario e degli investitori istituzionali. La seconda è connessa alla generale diffidenza che sia gli operatori del settore che gli investitori istituzionali hanno verso un mondo dove le operazioni, soprattutto per quanto concerne gli investimenti in start-up, sono viste come eccessivamente a rischio.
L’atteggiamento parsimonioso delle imprese, dunque, si riflette sui mandati assegnati agli studi legali operanti nel settore. Contro ogni attesa, numerose insegne hanno registrato, tra il 2013 e il 2014, una contrazione del contenzioso. Dalle interviste effettuate, si denota quanto i clienti in realtà cerchino sin da subito di trovare intese transattive con le controparti piuttosto che perseguire la complessa e costosa soluzione giudiziale. Persino le imprese più grandi, soprattutto italiane, in un’ottica di risparmio preferiscono optare per una soluzione stragiudiziale delle controversie piuttosto che sostenere le spese processuali di un contenzioso. Di conseguenza gli studi legali Ip hanno dovuto aprirsi maggiormente a forme alternative di risoluzione delle controversie (come arbitrati e transazioni).
Il discorso, però, non vale per i settori a più alto valore tecnologico legati al mondo digitale, informatico e delle telecomunicazioni, particolarmente agguerriti nella tutela dei diritti d’autore e della pubblicità e per i marchi di lusso su cui ancora fa leva la lotta alla contraffazione. Si trascina ormai dal 2008 la contesa che ha visto contrapposti due colossi delle telecomunicazioni e del web, Mediaset e Google nella quale, di recente, il gruppo di Cologno ha contestato a Google di aver ottenuto un ingiusto profitto derivante dalla pubblicità, caricando sul canale Youtube 65.000 video di proprietà di Mediaset. Quest’ultima ha chiesto 500 milioni di euro per la violazione dei suoi diritti, più 100 milioni per ogni anno.
L’attività stragiudiziale è, invece, in forte crescita. Nell’ottica di un’espansione e di una promozione delle innovazioni e della tecnologia nazionale verso i mercati esteri, le imprese italiane hanno sviluppato un reticolato di rapporti commerciali con l’estero, cui corrisponde un network di accordi contrattuali. Da qui il proliferarsi, nelle scrivanie dei consulenti legali, di faldoni riguardanti la negoziazione della contrattualistica commerciale, la gestione dei portafogli ip e delle licenze.
Un discorso a parte riguarda il mondo del life sciences, in forte ascesa.
In questo ambito l’attività giudiziale, che si manifesta nella lotta tra brevetti e nelle cause di risarcimento danni da prodotto, e il lavoro stragiudiziale su questioni di natura regolatoria e amministrativa, corrono di pari passo e a un ritmo molto maggiore rispetto a quello con cui si muovono agli asset immateriali della proprietà intellettuale. Nel caso del contenzioso, nell’ultimo anno si sono infervorati i controlli dell’Agcm contro aziende farmaceutiche sanzionate per concorrenza sleale e abuso di posizione dominante. Esemplare è stata l’inchiesta svolta dall’Autorità antitrust italiana dopo la denuncia presentata da Ratiopharm, alla quale hanno aderito anche Assogenerici e Sifi, nei confronti di Pfizer, ritenuta responsabile di abuso di posizione dominante posto in essere mediante lo sfruttamento abusivo dei suoi diritti di brevetto e condannata a pagare una multa di 10,6 milioni di euro.
Particolare impegno, infine, è richiesto alle squadre legali nell’attività di compliance e di coordinamento con la direzione aziendale in progetti di ricerca e sviluppo e nella gestione di studi clinici relativi a dispositivi medici o farmaceutici.
Riprendono le start- up legali
La proprietà intellettuale è per definizione una practice di nicchia, che facilmente si interseca con l’attività degli altri dipartimenti ma che mantiene un certo livello di autonomia data dall’estrema
specificità delle competenze degli attori che vi gravitano. Come avviene in altre practice come il labour o l’amministrativo, anche nell’ip e life sciences una buona fetta di mercato è in mano a boutique iperspecializzate, nate e cresciute per servire le aziende pronte a investire sui propri marchi e sul progresso scientifico in capo ai brevetti. Inoltre, la preferenza data all’approccio sartoriale è giustificata dal fatto che, a differenza di dipartimenti come il corporate, il contenzioso o il restructuring, l’ip non ha bisogno di grandi strutture per operare e le boutique, a detta degli intervistati, risultano più competitive e flessibili sui costi.
La spinta a creare nuove realtà subisce, negli ultimi 12 mesi, una brusca accelerazione. Se la ricerca precedente, infatti, aveva registrato solo quattro spin off tra il 2009 e il 2013, ben tre nuove insegne sono nate solo nell’ultimo anno. A giugno 2013 Massimo Tavella lascia Perani Pozzi Tavella e fonda Tavella Studio di avvocati. Il 2014 si apre con la nascita di una nuova associazione professionale nella piazza di Roma denominata Akran e fondata da Alessandro Masetti Zannini, ex managing partner di Barzanò & Zanardo, uscito dallo studio insieme a 20 professionisti. Ultima in ordine di tempo è la nascita, ad aprile 2014, di Ddr trust ad opera di Luciano Daffarra, Salvatore di Salvatore e Davide Rossi.
Daffarra ha lasciato Daffarra D’Addio, insegna da lui generata e attiva nel diritto d’autore che, con l’uscita di uno dei partner fondatori, ha cambiato il nome in DP legal. I passaggi nell’ultimo anno sono stati solo due: Diego Rigatti, affiancato da due professionisti, è entrato come socio in Osborne Clarke lasciando la guida della squadra di Orrick Herrington & Sutcliffe. A seguito di questa uscita, gli intervistati non hanno individuato un nuovo partner di riferimento in Orrick. Il secondo spostamento ha riguardato Lorenzo Attolico, che da R&P legal si è unito, insieme a due associate, al team di Nctm.
I casi più discussi
Si trascina ormai da quattro anni la battaglia mondiale per violazione brevettuale tra i due titani delle telecomunicazioni, Apple e Samsung. A Milano, la vicenda è iniziata nel 2011 ed ha coinvolto due specialisti della materia, Giuseppe Sena di Sena e Tarchini, con Apple e Adriano Vanzetti, dell’omonimo studio, al fianco della multinazionale sud coreana. In tale frangente il tentativo di Samsung di bloccare la vendita in Italia dell’Apple iPhone 4S accusato di violazione brevettuale, è andato a vuoto nell’ottobre dello stesso anno. La controversia ha poi riempito numerosi tribunali internazionali fino al 2014: nella sentenza del 3 maggio scorso, è stato stabilito che Samsung dovesse versare nelle casse di Apple 120 milioni di dollari per aver violato due brevetti. Poco dopo, però Apple ha chiesto un nuovo processo, chiedendo di ricevere un risarcimento danni superiore a quello già ottenuto, ma soprattutto il bando negli Stati Uniti dei prodotti Samsung che violano i brevetti. E la battaglia è di nuovo aperta.
L’altro caso che, per complessità e per importi economici è balzato alle cronache nazionali e internazionali, ha coinvolto il mondo farmaceutico e riguarda la mega sanzione dell’Agcom inflitta a Roche, assistita da Rucellai & Raffaelli, e Novartis, seguita da Linklaters, rispettivamente di 90,5 milioni e 92 milioni di euro, per essersi accordate illecitamente con l’obbiettivo di favorire la vendita di un farmaco (Lucentis) molto più costoso rispetto a quello economico (Avastin).
IP & Life Sciences / Lo scenario