Dopo la formazione dell’Unità d’Italia, le associazioni dei penalisti per oltre 112 anni, nonostante numerose riunioni e congressi, non erano riuscite a raggiungere l’unità ma operavano su base regionale, senza collegamento e scambio di informazioni; il legislatore aveva eliminato le “Cassazioni regionali” dando alla giurisdizione italiana un impulso di progresso e di elevato contributo tecnico-giuridico alla formazione del nuovo Stato moderno.
I liberi professionisti, esercitanti l’avvocatura penale, erano rimasti prigionieri di un “liberalismo” eccessivamente individualistico, non riuscendo a “confederarsi” pur rappresentando gli avvocati la maggioranza degli eletti nella Camera dei Deputati e nel Senato.
Di fronte alla nuova organizzazione costituzionale della Repubblica italiana del 27 dicembre 1947, con il Titolo IV sulla Magistratura riconosciuta come “ordine autonomo ed indipendente”, con la creazione del Consiglio Superiore della Magistratura e con lo sviluppo del libero associazionismo dei magistrati, che ha portato alla creazione della Associazione Nazionale Magistrati – due organismi influenti sulla formazione delle leggi – l’Avvocatura italiana finalmente capì che doveva superare le individualistiche situazioni regionali e riequilibrare l’eccessivo “peso politico” della magistratura, facendo nascere un “organismo politico” che nacque a Salerno nell’82 e ricevette in Amalfi l’approvazione dello Statuto nel 1989: venne così operato un grande sforzo di pensiero e di ricerca scientifica per attuare una vera “moderna democrazia" nel processo penale.
Le Camere Penali che dettero vita all’Unione nell’anno 1982 erano 14. Oggi, dopo circa 30 anni, hanno raggiunto il numero di 120.
Venerdì 23 Aprile 2010 alle ore 10,30 nella Sala Congressi dell’Hotel Valadier, di Roma, verrà presentata una monografia curata dall'avvocato Dario Incutti sulla Unione delle Camere Penali in Italia, sulla storia e sugli eventi che hanno contrassegnato le lotte regionali e il raggiungimento della Federazione.