Casi di Studio / Lexellent

LA PRUDENZA NON E' MAI TROPPA

Delle insegne lavoristiche nate nel 2011, lo squadra guidata da Sergio Barozzi è l’unica a non ricercare alcuna ridefinizione. In un mercato che si va depauperando, Lexellent punta su una politica del risparmio

13-06-2014

LA PRUDENZA NON E' MAI TROPPA

Trainato dalle grandi ristrutturazioni aziendali, il settore labour ha vissuto anni di splendore. Oggi, però, qualcosa è cambiato. Molti studi, nati nel 2011 proprio sulla scorta del boom del settore, adesso sono in fase di ridefinizione interna. Lablaw ha perso nel giro di pochi mesi tutti i partner romani; Help si è scisso da Persiani e Quorum sta lasciando la connotazione di studio monopractice per affacciarsi al societario. C’è uno studio, invece, che sembra intenzionato a mantenere salda la sua fisionomia di boutique iperspecialistica, così come delineata tre anni fa.
 
Nato nel 2011 come spin off di Eversheds, Lexellent – a tre anni dalla costituzione – nel 2013 ha messo in cassa 2,5 milioni di fatturato e un utile di 1,3 milioni. Registrando, secondo quanto fa sapere lo studio, una crescita del 50%.
 
Analizzando i dati sui fatturati 2013 forniti da alcune insegne lavoristiche, il settore – così com’era già emerso dalla ricerca condotta in dicembre dal Centro studi TopLegal – permette ancora una certa tenuta sul mercato. Tanto che tutte le insegne che hanno preso parte all’indagine sui fatturati – Daverio & Florio, Lexellent, Salonia, Toffoletto De Luca Tamajo e Tosi – hanno dichiarato un aumento delle entrate, per una crescita complessiva superiore al 13%. Il quadro, che all’apparenza è quello di un settore florido, tuttavia è parziale. All’appello mancano diversi nomi che potrebbero raccontare la storia di una practice che non frutta più come in passato.
 
Gli stessi partner di Lexellent, Sergio Barozzi e Giulietta Bergamaschi, pur manifestando soddisfazione per il risultato economico conseguito, non esitano ad ammettere che il mercato di oggi non è certo quello sulle cui premesse era stato costituito lo studio. «Se guardo al mondo – commenta Barozzi – gli studi monopractice esistono. Certo, però, a differenza che in passato non c’è più spazio per tutti». Come fare a mantenere la presa? Da una lettura trasversale delle parole di Barozzi, la tenuta dello studio sembra frutto di una politica prudenziale. Gli elementi di questa politica si riassumono facilmente: nessuna apertura all’estero, nessun allargamento della partnership o fusione a freddo, una solida base di clienti consolidati e, soprattutto, una struttura snella e dalle dimensioni contenute (lo studio conta cinque soci e dieci professionisti, che si traducono in una leva di 1 a 2).
 
È proprio questa flessibilità che, secondo il managing partner Barozzi, permette di affrontare i problemi legati al circolante. «Come la maggior parte degli studi – afferma – continua purtroppo a sentirsi il problema del sistema, le aziende hanno difficoltà nel cash flow che si riflette sui tempi di pagamento allungati rispetto al passato, ma i costi contenuti della struttura permettono di arginare il problema».
 
Una politica conservativa, però, da sola non basta. Come lo stesso mercato insegna, la fungibilità dei servizi aumenta. Neppure il labour si sottrae a questa logica. Dello stesso avviso sembra essere Barozzi. «Quando si parla di una fascia di studi medioalta, è indiscusso il fatto che la qualità è appannaggio di tutti. Non è quello che può fare la differenza. Il nuovo mercato richiede un nuovo approccio al cliente, in grado di controbilanciare fungibilità e stretta sulle fee». È in quest’ottica che lo studio ha deciso di provare a replicare internamente tutto ciò che viene proposto al cliente. «Un esempio – spiega Bergamaschi – lo fornisce la giornata del lavoro agile [una proposta di legge che vuole regolamentare nei contratto collettivo nazionale di lavoro lo smart working, ovvero il lavoro da remoto, svolto attraverso le tecnologie e con orari flessibili, ndr.), una sperimentazione del Comune di Milano che lo studio ha messo in atto anche al suo interno».
 
In altre parole, alla ricerca di partenariati strategici con i clienti per affrontare le sfide future del mercato, lo studio, intanto, si affida a una politica di risparmio per garantire la sua sostenibilità nel presente. 
 
 

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