Il Consiglio nazionale forense, guidato dal presidente Guido Alpa (nella foto) ha prontamente replicato alle osservazioni dell'Antitrust. Soprattutto in questa fase di grave crisi economica, che importa il rischio di incrinare la qualità della prestazione professionale e mette in forse tanti posti di lavoro anche nel comparto professionale, è quanto mai necessario che la riforma della professione forense garantisca l’indipendenza, la correttezza e una adeguata preparazione degli avvocati. La qualità della prestazione forense è a garanzia dei cittadini e del corretto funzionamento del sistema giustizia.
La nuova iniziativa dell’Antitrust non fa che ribadire le posizioni storiche dell’Autorità, riguardo alle quali il Consiglio nazionale forense ha sempre espresso la sua distanza anche rifacendosi sia ai precedenti giurisprudenziali della Corte di giustizia delle Comunità europee, che ha più volte ritenuto legittimo il sistema delle tariffe forensi, sia alle più recenti iniziative legislative comunitarie come la direttiva servizi (23/2006/CEE, in corso di attuazione) che richiama come criteri generali per la disciplina dei servizi professionali “l’indipendenza, la dignità e l’integrità della professione nonché il segreto professionale”. Quanto al divieto di pubblicità comparativa e elogiativa, il Cnf ha già avuto modo di spiegare all’Autorità che essi sono “funzionali all’interesse generale che l’ informazione data dall’avvocato risponda a criteri di correttezza e verità”, senza tenere conto che analoghi canoni sono contenuti in codici deontologici di altri paesi europei, come Francia e Spagna. “Questa limitazione”, spiega il Cnf, “è volta a evitare che gli iscritti all’albo possano compiere azioni di promozione o propaganda capaci di compromettere la fiducia dei soggetti che a loro si rivolgono e di pregiudicare la dignità della professione”.
Il Cnf ritiene inoltre che una prestazione qualitativamente affidabile richieda che un’attività attualmente svolta senza controlli, come la consulenza legale, sia riservata a chi può assicurare una adeguata identificazione dei diritti, una adeguata predisposizione dei rimedi per difenderli,una adeguata tutela stragiudiziale, oltre che giudiziale. Queste garanzie sono rafforzate dalle tariffe minime e massime: minime, per non dequalificare la professione, e non obbligare gli avvocati (e non solo i giovani professionisti) ad accettare condizioni umilianti e non remunerative imposte dagli operatori economici contrattualmente più forti; massime, perché gli stessi avvocati non siano costretti a riversare le perdite sopportate per le imposizioni vessatorie degli operatori forti sui compensi liberamente negoziati con parti contrattualmente più deboli, e non siano costretti ad azioni di dumping, a livellamenti di prestazioni offerte occasionalmente, in ambienti occasionali, e a ricorrere all’accaparramento di clientela, a mezzi inadeguati di informazione, quando non a mezzi illeciti di pubblicità.
Il sistema tariffario è una garanzia di indipendenza, di parità di trattamento, di equità di condizioni di scambio.
Il regime delle incompatibilità ha come obiettivo quello di far corrispondere la iscrizione all’albo al reale esercizio della professione. Così come il nuovo sistema di accesso disegnato dal ddl, lungi dall’essere penalizzante, vuole disegnare un percorso professionalizzante e improntato al merito per gli aspiranti avvocati.
Il Cnf auspica che il Parlamento possa procedere speditamente nella riforma della professione