La Scala, con il name partner Giuseppe La Scala (in foto) e il responsabile del team Ip/It Francesco Rampone, insieme a Giacomo Di Federico, docente di Diritto delle Comunità Europee all’Università di Bologna, assistono un gruppo di cantieri e velai europei che hanno diffidato nei giorni scorsi World Sailing (la Federazione Velica Mondiale) e il Comitato Olimpico Internazionale dall’introdurre nuove classi veliche in regime di privativa industriale tra quelle scelte per l’assegnazione delle medaglie olimpiche e ad aprire a tutti i cantieri in possesso dei requisiti tecnici – su licenza – sia la costruzione delle imbarcazioni già selezionate (e attualmente prodotte da monopolisti) che delle relative vele e attrezzature.
La diffida, notificata nel corso dell’assemblea generale di World Sailing, appena conclusasi a Barcellona, ha indotto il presidente uscente – Carlo Croce, anch’egli italiano – a far rientrare il ventilato progetto di sostituire ai giochi di Tokio 2020 la classe Finn e la classe 470 (le ultime rimaste in libera costruzione); progetto che aveva creato molto malcontento tra i cantieri indipendenti, in particolare italiani, dopo che già qualche anno fa la classe Star (nella cui costruzione eccellevano soprattutto i cantieri del nostro Paese) era stata cancellata dagli eventi olimpici.
La retromarcia di Croce non è stata però sufficiente a permettergli la rielezione e il presidente italiano è stato sconfitto al ballottaggio dal danese Kim Andersen.
Alla diffida inviata da La Scala era unito un parere pro veritate di Di Federico, che dimostrava l’assoluta incompatibilità delle scelte operate negli ultimi anni da World Sailing con la normativa antitrust europea.
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