La sfida del biotech: se ne è parlato stamani a Milano

Si è svolto stamani a Palazzo Bovara a Milano, sede del circolo del commercio, un convegno nel corso del quale sono stati affrontati gli ostacoli allo sviluppo delle biotecnologie in Italia. Tra gli altri sono intervenuti Leonardo Vingiani direttore dell’assobiotech della federchimica, Gabriele Cuonzo name partner di Trevisan & Cuonzo esperto di diritto industriale e Diana Saraceni esperta di investimenti di rischio per conto di 360 Capital partners. Secondo il rappresentante della Confindustria in Italia ci sono più di 160 imprese dedicate alla biotecnologia per un numero di addetti che supera le 8mila unità. Il giro d’affari raggiunge i 3 miliardi di euro e un terzo di esso viene reinvestito nella ricerca. «Il biotech è tra i settori a maggior rischio dove gli investimenti sono spesso a fondo perduto. Sono quindi necessari interventi dei capitali di ventura e dei private equity». Anche se numerosi operatori finanziari soprattutto stranieri si mostrano interessati alle imprese italiane (molto competitive - secondo Vingiani - perchè il costo della ricerca è basso rispetto ai risultati raggiunti), sono limitati dall’assenza in Italia di un operatore nazionale leader che si assume il rischio degli investimenti. Cuonzo dal canto suo ha presentato un modello di assistenza al nucleo di scienziati in possesso di un portafoglio brevetti che punta a realizzare un farmaco in grado di reggere il mercato. «Solo una serie di ‘valvole di sicurezza’ consentirebbero all’impresa in start up di superare i rigidi vincoli dei finanziatori», spiega il legale. L’unico modo per permettere all’azienda di procacciarsi finanziatori della ricerca, è procedere per step. Innanzitutto è necessario un finanziamento d partenza che consentirebbe all’azienda di registrare i brevetti, poi se la molecola in questione riesce a superare i test clinici, si aprirebbe un secondo salvadanaio.