L'ultimo successo del neonato studio Maggi – nato lo scorso anno da una costola di Legance e specializzato in proprietà intellettuale - è la vittoria in una causa per uso improprio del marchio da parte di un grosso studio di architettura, Total Tool, nei confronti della catena di hotel di lusso Sol Melià. Nella fattispecie, il marchio Sensor Room, pubblicizzato in tutto il mondo da Melià, era in realtà stato studiato e ideato da Total Tool, che ha ottenuto, grazie all'avvocato Michela Maggi, un risarcimento di 50mila euro.
Maggi spiega così la sua separazione da Legance, studio nel quale nel 2008 aveva dato vita a un dipartimento di Ip, in qualità di senior associate e con cui continua a mantenere una collaborazione costante e continuativa in materia di Intellectual property: «Sono un battitore libero e amante della mia materia, quindi volevo incrementare l'attività in questo settore. In studi orientati su altre practice l'Ip diventa meno prioritario rispetto al core business». Nella law firm italiana, al momento, l'Ip rappresenta l'1 per cento del fatturato.
Con 4 collaboratori al suo fianco, Maggi lavora nel settore farmaceutico, moda e lusso, beni di largo consumo, sport, media ed entartainement e ha partecipato a operazioni di M&A e banking (compresa la cartolarizzazione diritti di autore) sempre in ambito proprietà intellettuale.
Punta a crescere nel diritto commerciale (contrattualistica legata a distribuzione, licenza sponsorizzazione e merchandising) e nel settore dei diritti sportivi. Come negli altri casi di gemmazione da grandi studi legali e nascita di boutique (che TopLegal analizza nel numero 3/2011), il network fra piccoli studi è fondamentale «per le practice come l'Energy, di cui ci è capitato di occuparci, per i profili autorizzatori mi sono affidata alla consulenza di un esperto, mentre per gli aspetti civilistici me ne sono occupata personalmente».
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