La pandemia di Covid-19 fa aumentare l’attività dei dipartimenti labour, ma non la marginalità dei servizi. Le cause sono due. La crisi economico-sanitaria, che ha impattato sulla liquidità delle aziende riducendo i compensi per i consulenti esterni. Non solo. Le dinamiche interne al comparto spingono gli studi verso un’offerta integrata con consulenti del lavoro, specialisti Hr e organizzativi.
È quanto emerge dalla nuova ricerca sul comparto Lavoro condotta dal Centro Studi TopLegal. Il 60% delle insegne intervistate ha dichiarato un aumento delle ore fatturate al cliente, in media del 23% rispetto al 2019. Solo in due casi è stata indicata una riduzione, con cali anche a due cifre. Il campione sotto esame è stato formato da 40 studi legali, tra boutique e studi multipractice italiani e stranieri.
L'effetto della crisi sulla gestione dei flussi di cassa delle imprese ha contribuito tuttavia a erodere la marginalità dei servizi per le squadre Lavoro. All’aumento delle ore fatturate utilizzate non è corrisposto, infatti, un incremento della stessa portata delle ore effettivamente corrisposte, che è stato difatti più contenuto (+18,5%). Gli studi hanno verosimilmente cercato di andare incontro alle esigenze finanziarie dei clienti applicando sconti sui compensi.
Lato prezzi, poi, particolarmente sentita dagli studi è la concorrenza con la categoria dei consulenti del lavoro e, più recentemente, dalle insegne legali tradizionali che hanno iniziato a offrire servizi integrati con le attività payroll, Hr e consulenza organizzativa. Questa strategia consente al cliente di avere un unico interlocutore. Per lo studio, offre la possibilità di attuare politiche aggressive sul piano tariffario, proponendo pacchetti di durata annuale o pluriennale a tariffe flat o a consumo, ma con rate molto contenute.
Queste dinamiche starebbero spingendo anche gli studi medio piccoli e regionali a riacquistare competitività attraverso il taglio dei compensi e a sfruttare il vantaggio competitivo della presenza in loco.
Per far fronte al prevedibile aumento dell’attività nel periodo post-pandemico, la maggior parte degli studi ha confermato di voler cercare professionisti sul mercato. Solo il 15% preferisce mantenere il team alle dimensioni attuali.
Tra le competenze più ricercate, le specializzazioni nel contenzioso del lavoro, nel diritto sindacale e nelle ristrutturazioni, in vista di un probabile picco della domanda dopo lo sblocco dei licenziamenti. Dalla ricerca è emerso anche un discreto interesse per le tematiche di diritto del lavoro in ambito sanitario, finite sotto i riflettori nel periodo pandemico. Il focus è soprattutto sui collaboratori: il 17% cerca senior associate e counsel.
Pochi gli studi che sono pronti ad allargare la partnership a nuovi soci equity (2 su 40). Altrettanto poche le boutique che stanno valutando collaborazioni o integrazioni con altri studi, anche con realtà che non operano esclusivamente in ambito Lavoro. Gli operatori, infatti, affrontano due tendenze che stanno modificando gli equilibri del mercato: lo sviluppo delle piattaforme legal tech dedicate al Lavoro (in testa, Toffoletto De Luca Tamajo) e, soprattutto, il presidio delle Big four, che stanno sviluppando specifiche aree di consulenza del lavoro. Il caso emblematico dell’ultimo anno è quello di Deloitte Legal.
La ricerca del Centro Studi TopLegal sul Lavoro sarà disponibile online i primi di luglio.
TAGS
Deloitte Legal, Toffoletto De Luca Tamajo