L'ARBITRO NON CAMBI LE REGOLE IN CAMPO

Il partner di Gianni Origoni Grippo, Raimondo Premonte, commenta il decreto “anti-scalate”

24-03-2011

L'ARBITRO NON CAMBI LE REGOLE IN CAMPO

Basta provvedimenti ad hoc, occorre puntare su un sistema di regole certe e uguali per tutti. Il decreto “anti-scalata” non convince neppure Raimondo Premonte (nella foto), partner di Gianni Origoni Grippo & Partners, che però punta il dito contro regole impari all'interno dell'Ue, «Io ritengo tuttavia che le nostre società dovrebbero avere le stesse possibilità di acquisto all'estero di quello che hanno, per esempio, i francesi in Italia», dice l'avvocato esperto di Corporate a TopLegal.

Le norme protezionistiche servono?
Si e no, ma se ci riferiamo al decreto “anti-scalate” penso di no, a prescindere dal fatto che l'articolo con i due commi non penso possa avere un effetto positivo sul mercato. Mi chiedo, infatti, chi consentirebbe alla propria squadra di calcio di giocare con un arbitro che cambia le regole durante la partita. Non fa bene al nostro mercato, soprattutto per quanto riguarda l'attrazione di capitali dall'estero. Quando Tremonti ha auspicato il provvedimento “anti-scalate” ci aspettavamo qualcosa di più. Ma sia le tempistiche che le modalità puntano a proteggere e consentire ad una potenziale cordata italiana di presentare una lista di amministratori diversa da quella di Lactalis.

Entrando nel provvedimento, il primo comma, in realtà è già all'interno del Tuf che da la possibilità alle quotate di spostare di 180 giorni il bilancio e tra l'altro questo è inserito anche nello stesso regolamento di Parmalat.
Il secondo comma dice che nel caso in cui l'assemblea sia già stata fissata, si può fare slittare la presentazione delle liste . Tutto ciò nasce dalla necessità di trovare un'alternativa a Lactalis. Questo è un tipo di misure protezionistiche create ad hoc, in questo caso per Parmalat.

Quali rischi comportano e che effetto avranno sulla percezione dell'italianità da parte di investitori stranieri?

Pensiamo alla Francia, mosse simili non esistono, ma quando Enel ha cercato di acquistare Suez-Gaz de France, c'è stata una levata di scudi che non ha consentito di andare avanti.Ora però questo tipo di provvedimenti creano instabilità e non certezza, invece, bisogna creare un insieme di norme per dare la possibilità a tutti i player di partecipare con le stesse regole.
Si potrebbe partire dal Tuf e lavorare di sistema, non risolvendo casi concreti, quando si presentano. Parliamo di una società che è sul tavolo da parecchio tempo e la possibilità d'acquisto è stata alla portata di numerose banche d'affari; bisognava aspettare l'ultimo momento per sfoderare armi in difesa dell'italianità?

Il decreto attuato dal Governo serve?
Servirà nel caso di specie, per avere il tempo di organizzarsi.

Ma nell'ipotesi che la cordata italiana non si facesse avanti e i francesi si fermassero al 29% cosa accadrebbe?
I francesi hanno raggiunto e superato quota 29%per cui se la cordata italiana non si farà avanti, il decreto sarà soltanto servito a spostare la data dell'assemblea.
Non occorrerebbe in generale gestire queste questioni con politiche strutturate invece che con decreti d'urgenza?

Non c'è dubbio che il nostro sistema italiano (lo ha dimostrato il caso Bulgari) non ha strumenti per valorizzare i nostri campioni. Del resto Trapani (Francesco Trapani ad di Bulgari ndr) ha cercato, prima di vendere a Lvmh di trovare investitori italiani, ma alla fine ha dovuto vendere ai francesi.
Inoltre è indubbio che il nostro Sistema ha bisogno di attrarre capitali esteri.
Io ritengo tuttavia che le nostre società dovrebbero avere le stesse possibilità di acquisto all'estero di quello che hanno, per esempio, i francesi in Italia.  Si deve puntare su un sistema equo e reciproco dove i soggetti abbiamo le stesse opportunità.


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