Sono stati convocati, per domani, gli Stati Generali dell'avvocatura, che annunciano una dura protesta per contestare i provvedimenti sulla giustizia approvati ieri e contenuti all'interno della manovra economica. Ad essere contestati dall'Oua, sono, in particolare: la chiusura dei piccoli tribunali, l'aumento del contributo unificato e le norme riguardanti la mediaconcilianzione obbligatoria. Queste ultime sono state, nell'ultimo anno, motivo d'agitazione da parte delle toghe.
«La norma introdotta sulla mediaconciliazione è punitiva per chi non intende proseguire la procedura conciliativa,», ribadisce Maurizio de Tilla (in foto), presidente Oua, che già lo scorso 16 marzo aveva guidato la protesta contro l'entrata in vigore della norma che introduce il tentativo di conciliazione obbligatorio, «offende un principio liberale sempre rispettato dal legislatore sulla massima libertà che ciascuno deve avere nella scelta di partecipare o meno ad una procedura. Questo principio che resta intatto per il processo, viene calpestato nel procedimento riservato alla mediazione, con la previsione che la parte che non partecipa senza giustificato motivo è tenuta a corrispondere il versamento di una somma, che possiamo considerare, quindi, una sanzione, corrispondente al contributo unificato».
Per l’Oua, inoltre, gli interventi della manovra sulla procedura civile non risolverebbero la situazione:«Le questioni collegate alla rapidità dei processi» sottolinea de Tilla, «non possono risolversi minacciando sanzioni agli avvocati, che nello svolgimento del processo sono già sottoposti al rigore dei termini perentori, per attività marginali o di carattere puramente virtuale. Si pensi all’obbligo di indicare la Pec sugli atti quando siamo ancora lontanissimi dalla realizzazione del processo telematico, che è ancora diffuso in modo disomogeneo e marginale».
E nel caso in cui le toghe non venissero ascoltate, il presidente dell'Oua minaccia un ritorno al 2006: «siamo disposti a scendere in piazza, come si fece nel 2006 con la marcia contro la legge Bersani»