Si è aperto a Bologna il XXIX Congresso nazionale forense. Sono 1.054 i delegati sbarcati nel capoluogo emiliano, in rappresentanza dei 152 Consigli territoriali dell'Ordine. Cifre che rispecchiano l'esponenziale trend di crescita della categoria che, stando a quanto comunicato dal presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa (in foto), è arrivata a contare 226mila avvocati.
Alpa ha sottolineato che questo Congresso si svolge, mai come in passato, nel segno dell'unità di tutte le componenti dell'avvocatura. A tale proposito abbiamo cercato di capire quali saranno i tratti essenziali del progetto di legge che la categoria presenterà al ministero della Giustizia in materia di riforma della professione. Il Cnf, assieme all'Oua, intende reintrodurre i minimi tariffari e abolire il patto di quota lite (in una parola azzerare le principali innovazioni introdotte dal decreto Bersani due anni fa).
Sulla pubblicità, Alpa ha fatto sapere che il Consiglio nazionale forense manterrà la "linea" già espressa nel codice deontologico: si alla pubblicità, purchè sia dignitosa e non comparativa.
Il presidente del Cnf ha ribadito l'intenzione di introdurre una norma che di fatto provveda alla cancellazione dall'albo professionale di coloro i quali non risultano iscritti alla cassa forense. A tale proposito, Paolo Rosa, presidente dell'ente previdenziale della categoria, ha affermato che oggi sono solo 140mila gli iscritti alla Cassa. Rosa, inoltre, ha prospettato l'aumento graduale dell'età pensionabile, fino a raggiungere i 70 anni nel 2027 e aumenti contributivi che porteranno al 14% il contributo soggettivo e al 4% quello integrativo.
Tornando al progetto di legge sulla riforma della professione forense, Alpa ha confermato l'obiettivo di introdurre l'obbligatorietà della Rc professionale per gli avvocati. Ad oggi sono solo 22mila i legali che hanno una copertura assicurativa che li tuteli rispetto a eventuali danni cagionati nell'esercizio della loro attività. Infine, in merito alla questione delle società professionali, Michelina Grillo e Guido Alpa pur ribadendo un "no" di massima alla possibilità di far entrare soci di capitale negli studi legali, hanno fatto sapere che c'è un gruppo di lavoro che sta verificando la compatibilità di una struttura societaria (diversa dalla Stp, che ha dimostrato scarsa efficacia) adatta all'esercizio della professione forense.