La nostra Costituzione recita che la professione forense nasce per dare tutela ai diritti e agli interessi legittimi dei cittadini. Un ruolo fondamentale nell’attuazione di questa norma è senz’altro in capo ai penalisti, che hanno il compito di difendere il bene più prezioso per gli uomini: la libertà personale. Un processo penale che non funziona o un avvocato penalista insoddisfatto, dunque, possono causare un danno per tutta la comunità.
Per questo motivo TopLegal – in occasione della ricerca dedicata al diritto penale d’impresa, pubblicata su TopLegal Review di ottobre/novembre – ha interpellato i penalisti chiedendo loro quali sono gli aggiornamenti normativi che dovrebbero essere implementati dal legislatore nazionale. Le risposte sono unanimi: l’aggiornamento del tariffario applicabile e l’introduzione del processo telematico non possono più attendere.
In merito all’aggiornamento dei tariffari occorre rilevare che la normativa applicabile è ferma al 2014, quando è stato emanato il decreto ministeriale del Ministro della giustizia n. 55/2014. E ciò nonostante la legge professionale preveda l’obbligo in capo al Consiglio nazionale forense (Cnf) di proporre ogni due anni al Ministro della giustizia i parametri per delineare i tariffari. Sull’argomento un avvocato interpellato per la ricerca rileva: «un problema concreto sono i tariffari attuali, del tutto inadeguati alla mole di lavoro».
Basta infatti un primo sguardo alle tabelle ministeriali per accorgersi della sensibile differenza tra i tariffari applicabili dagli avvocati penalisti, completamente slegati dal valore economico della causa poiché determinati in base al giudice adito, e quelli applicabili dai colleghi civilisti. Questi ultimi possono arrivare a guadagnare cifre considerevoli in cause dal valore economico elevato, una possibilità che è invece inaccessibile ai penalisti. Si tratta di una differenza inspiegabile, specialmente se si guardano gli interessi in gioco nei due processi.
Ma la contrapposizione tra processo penale e processo civile non si limita qui. Il processo civile, come anche quello amministrativo, gode di un vantaggio non indifferente: la telematizzazione. Solo il processo penale, infatti, rimane ancora completamente cartaceo, senza possibilità di depositare atti e documenti se non personalmente e fisicamente. Un limite che, nel 2019, comincia a pesare sulle spalle dei penalisti, che devono sobbarcarsi trasferte o domiciliazioni, anche molto onerose, perfino per depositare o prendere visione di un solo foglio.
Un’arretratezza che diversi tra gli interpellati definiscono inaccettabile e non più giustificabile. «Una riforma in tal senso – rileva un penalista – è di certo auspicabile sia per garantire più efficientemente il diritto di difesa degli imputati sia per rendere più celere ed efficiente il lavoro degli uffici giudiziari, ormai saturi».
La posta in gioco è parecchio alta: dall’efficienza dei tribunali e dalla soddisfazione (anche economica) degli avvocati penalisti passano valori fondamentali come la garanzia per i cittadini del diritto alla difesa. Il legislatore è pronto ad accettare il guanto di sfida?
La ricerca del Centro Studi di TopLegal dedicata al diritto penale d’impresa è disponibile su E-edicola dal 1 ottobre, nonché nella TopLegal Review di ottobre-novembre.