Il termine gig economy deriva dal jazz. Già all’inizio del secolo scorso si era diffuso per indicare l’ingaggio di una serata. Poi l’uso si è allargato a tutto il mondo della musica. E oltre. Sempre più anche nel lessico degli avvocati: complici i fenomeni Uber e Foodora, è tra i termini più in voga nel dibattito giuslavoristico. I consulenti stanno ridefinendo il perimetro del proprio campo lungo il sentiero tracciato dalle nuove frontiere dell’economia. Gig economy, smart working, intelligenza artificiale, industria 4.0, Internet of Things (IoT), whistleblowing: insieme a privacy, welfare e sistemi di remunerazione, sono i termini più citati nell’indagine svolta da TopLegal tra le principali insegne italiane chiamate a tracciare i principali trend del comparto.
All’indagine, a cui è stato dedicato uno speciale digitale, hanno partecipato oltre 40 studi attivi nel comparto che hanno segnalato i maggiori temi di attualità e di interesse nell’attuale scenario giuslavoristico. Certo, il diritto del lavoro è da sempre in continuo movimento perché riflette i mutamenti della società. Ma l’attuale combinazione tra l’accelerazione tecnologica e nuove istanze sociali ed economiche ha portato con sé numerose novità che stanno cambiando non solo gli aspetti normativi ma l’approccio stesso al diritto del lavoro. Con un significativo riflesso sull’attività dei giuslavoristi.
Ci sono nuovi lavori on demand, ci sono nuovi modi di stare al lavoro, stanno cambiando le logiche della retention e le aziende stanno sperimentando nuovi modelli organizzativi. Fenomeni che spesso arrivano dall’estero e su cui le insegne anche in Italia mostrano di voler prendere posizione. A fronte di un mercato legale consolidato e saturo, dove chi è piccolo preferisce rimanere piccolo e chi è grande si interroga su come crescere, è probabile che proprio questi temi offriranno sempre più una leva di competizione e un punto di entrata ai concorrenti stranieri. Ne è un esempio il recente sbarco di Littler, che punta a fare del know how tecnologico abbinato alle nuove istanze sociali, come il tema della parità di salario, un elemento distintivo per il posizionamento anche in Italia.
D’altra parte, sul tema di frontiera del gender pay gap è proprio mediante l’adozione di provvedimenti mirati che, negli ultimi anni, Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia sono riusciti a ridurre considerevolmente il divario retributivo tra uomo e donna. Il che significa per le aziende adeguarsi a questi trend. In questo contesto merita attenzione la normativa recentemente approvata in Islanda ai sensi della quale, tra le altre, a far data da gennaio 2018, le aziende sono tenute a richiedere ed ottenere dalla competente autorità islandese una certificazione in merito alla parità di salario tra uomo e donna adibiti alle stesse mansioni, pena l’applicazione di sanzioni.
Il fatturato è smart?
Quanto il dibattito in corso sulle pagine dei giornali si traduce in attività per il consulente legale e quindi in fatturato? Ci sono sicuramente tematiche che stanno iniziando a pesare in maniera anche rilevante sul bilancio lavorativo di un giuslavorista. Sono temi quali il welfare, i flexible benefits, lo smart working, i regolamenti sulla privacy e controlli a distanza. Questo si spiega col fatto che si tratta di aspetti che rientrano nella contrattazione di secondo livello, che è stata fortemente incentivata dal Jobs Act, e che quindi chiama il consulente ad attivarsi, oltre che per la semplice consulenza, anche a livello di accordi sindacali e di regolamenti e accordi individuali. Pensiamo per esempio al tema dei flexible benefits che sono vantaggiosi sia per le imprese sia per i lavoratori ma richiedono accordi con i sindacati. E che quindi si stanno diffondendo sempre più anche nelle Pmi.
Due sono così le direttrici che stanno sviluppando i volumi su questo fronte sotto la spinta della contrattazione di secondo livello: l’ampliamento delle tematiche su cui le aziende cercano risposte e l’allargamento della platea di imprese interessate. Lo smart working rimane invece per ora ancora più un tema per grandi aziende. Se è vero che il lavoro del giuslavorista si è sempre caratterizzato per un’intensa attività di consulenza ordinaria, a fronte di licenziamenti e contenzioso in calo oggi queste nuove sfide aziendali stanno portando l’assistenza stragiudiziale a pesare anche il 70% del fatturato di un giuslavorista. Con una legislazione che favorisce l’utilizzo di questi strumenti ma aziende ormai all’osso in termini di personale, la funzione Hr
da sola non riesce a fare tutto e gli studi legali diventano sempre più dei provider esterni.
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