Venti milioni di euro le parcelle emesse dagli advisor (finanziari, legali, di comunicazione ecc.) nell’operazione tra Bpu e Banca Lombarda. Tra queste, quelle di Pedersoli e Associati che, tramite Alessandro Pedersoli, Alessandro Dubini e Piero Albertario, ha assistito Bpu, e quelle di Pavesi Gitti Verzoni che, tramite Gregorio Gitti, ha agito per Banca Lombarda. Nell’operazione Intesa-Sanpaolo, invece, i compensi degli advisor potrebbero aver raggiunto un valore complessivo di 100 milioni di euro. Tra i legali coinvolti, in questo caso, ancora Pedersoli e Associati che con Alessandro e Carlo Pedersoli ha assistito Banca Intesa, e Benessia Maccagno con Angelo Benessia e Tosetto Weigmann con Marco Weigmann, che hanno agito per Sanpaolo Imi.
Le recenti aggregazioni che hanno caratterizzato il sistema bancario sono state un vero business per gli avvocati. Ma il gioco non è ancora finito. In un futuro non troppo lontano assisteremo a ulteriori fusioni, nuovo business per i consulenti legali. Per esempio per Carbonetti che solitamente segue Capitalia, per Clifford Chance che potrebbe agire per Monte Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze o per Bnp Paribas, per Lombardi Molinari e Associati che potrebbe essere chiamato da Banca Popolare di Milano, ma anche per Freshfields o Cleary Gottlieb che potrebbero assistere Abn Amro. TopLegal ha intervistato Luca Negrini (in foto) e Roberto Leuzzi, di LECG Consulting Italia, sui futuri scenari nel settore bancario italiano.
Negrini, qual è lo scenario dopo le recenti fusioni bancarie?
Dopo l’approvazione definitiva della fusione di Banca Intesa e San Paolo, avremo due gruppi predominanti, simili per capitalizzazione (circa 70 miliardi di Euro), ma molto diversi per presenza geografica. Unicredit insiste in un ambito europeo e potrà quindi valutare anche l’opportunità di rafforzarsi nel contesto italiano, mentre Intesa San Paolo è leader sul territorio nazionale (5.500 sportelli). Nella seconda fascia dimensionale si collocano 4 gruppi simili per capitalizzazione (13-18 miliardi di Euro) e presenza territoriale (2.000 sportelli). Mentre BPU-Lombarda e BPVN-BPI derivano però da aggregazioni appena annunciate, Capitalia e Monte Paschi non hanno ancora individuato potenziali partner con cui effettuare l’eventuale salto dimensionale. Ci potrebbero pertanto essere delle novità a breve sul futuro di questi due gruppi.
Nell’ambito delle banche popolari, Leuzzi, quali potrebbero essere i prossimi movimenti?
Due sono i macro scenari: Il primo scenario potrebbe essere la nascita di un terzo polo “popolare” che si avvicini per dimensioni ai due esistenti (1.500-2.000 sportelli) e che abbia come protagonista almeno uno dei soggetti per ora fuori gara: BPER, BPM e Banca Popolare di Vicenza. Il secondo scenario vede invece la possibilità che queste ultime tre banche rientrino nell’orbita di BPVN o BPU o di altri pretendenti con dimensioni maggiori. Potrebbe esserci interesse della Popolare dell’ Etruria e della Popolare di Milano a simili operazioni.
Operatori esteri: chi potrebbe entrare nel nostro mercato?
Le verosimili prede per un operatore straniero per entrare sul mercato italiano con una quota importante sono limitate di fatto a Capitalia e Monte Paschi, pur considerando gli interessi politici in gioco. Altre opportunità di carattere interregionale possono essere rappresentate da Carige e da CR Firenze. Bisogna fare i conti con gli stranieri già presenti e con le fondazioni bancarie. Gli stranieri attualmente con la maggiore presenza in Italia sono: Abn Amro con circa 1.000 sportelli di Antonveneta, Bnp Paribas con circa 900 sportelli di Bnl e Crédit Agricole con oltre 650 sportelli rilevati da Intesa tramite l’acquisizione di Cariparma e Friuladria. Attualmente è allo studio una possibile aggregazione guidata dalle fondazioni bancarie del centro Italia e che vede coinvolte Banca delle Marche e CR Firenze. In questo contesto va tenuto in osservazione il ruolo di Bnp Paribas che detiene il 6,5% di CR Firenze e il 50% di Banca Findomestic, leader italiano nel credito al consumo. E’ in fase di definizione il ruolo di Abn Amro, che detiene il 9% di Capitalia di cui oltre il 7% nel patto di sindacato e guarda verso Banca Monte Paschi di Siena e quello di Caisse Nationale des Caisses d'Epargne che è presente in Carige con una quota dell'11,02%.
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