Linklaters e Allen & Overy sono gli studi che hanno agito da advisor legali per l'emissione del bond ibrido collocato oggi da Telecom Italia per 750 milioni di euro.
Lo studio Linklaters ha assistito Telecom (e il legale interno Stefano D'Ovidio) con un team guidato da Claudia Parzani e Ben Dulieu – in qualità di partner di capital markets - coadiuvati dai managing associate Paul Alexander, Francesca Renzulli, Ugo Orsini, Leonardo Sgrò (associate) e Tom Wherry (trainee).
Allen & Overy ha invece assistito le banche con i partner Cristiano Tommasi e Craig Byrne con gli associate Patrizia Pasqualini e Alessandra Pala, mentre gli aspetti fiscali sono stati seguiti dal socio Francesco Bonichi con l'associate Michele Milanese.
Il collocamento si è chiuso con un book di ordini pari a 3,4 miliardi di euro, proveniente da oltre 300 istituzioni finanziarie. Il gruppo di tlc ha emesso titoli per 750 milioni di euro al 2073 con uno yield fissato al 7,875%, nella parte più bassa della forchetta compresa tra il 7,875% e l'8%. Barclays e JP Morgan hanno agito come joint structuring advisors e global co-ordinators mentre Banca Imi, Barclays, Bnp Paribas, JP Morgan e Mediobanca hanno agito in qualità di joint-bookrunners. La cedola è fissata al 7,50%, il bond è stato prezzato a 99,499 reoffer, per un rendimento del 7,875%, pari a 694,9 punti base sopra il midswap.
L'intenzione di emettere bond ibridi fino a 3 miliardi complessivi entro 24 mesi era
stata annunciata da Telecom lo scorso 8 febbraio per aumentare la flessibilità
finanziaria.
«Lo strumento ha una posizione intermedia tra bond senior e azioni», spiega a TopLegal Paul Alexander di Linklaters. «Una società come
Telecom - continua - può utilizzare questo strumento quando ha bisogno
di raccogliere denaro sul mercato ma non vuole peggiorare il proprio
rating: è una soluzione che dà effetti positivi del senior bond e quelli
positivi dell’aumento di capitale, senza quelli negativi, cioè la
diluizione degli azionisti», aggiunge Alexander. La caratteristica di
questo bond ibrido è che la metà dell'ammontare viene trattato come
equity, l'altra metà come debito, spiega ancora il professionista. «Per
ottenere il trattamento di questo 50% come equity c’è una lista di
caratteristiche da rispettare richieste dalle agenzie di rating»,
precisa.
L'operazione era in ballo da settimane ma era stata più volte congelata. Ci sono stati alcuni stop and go, non legati ad aspetti legali ma più alle incertezze del contesto politico ed economico. Poi improvvisamente «ieri con l'uscita del bond Fiat, che è andato bene, e stamattina con l'asta dei titoli di stato si è creata una finestra di opportunità e la società ha deciso di lanciare l'operazione», ha spiegato Cristiano Tommasi di Allen & Overy. Anche Tommasi, come Alexander, conviene che si aprono interessanti opportunità di mercato per questi strumenti, che sono quasi interamente regolati dal diritto inglese, salvo che per i profili di subordinazione, disciplinati dal codice
civile.
«Un’operazione subordinata ibrida è un po' più complessa rispetto a un bond normale, e una corporate italiana non andava sul mercato con uno strumento di questo tipo da anni. È un’obbligazione subordinata, possiede delle caratteristiche particolari perché oltre alla subordinazione al debito senior prevede la facoltà di differire il pagamento degli interessi a certe condizioni», ha aggiunto.
Pezzo integrato alle 21: aggiunge pricing, corregge team A&O e integra con interviste ad Alexander e Tommasi.
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