Litigation

Lipani Catricalà con Ama vince il "lodo" Colari

Respinta la richiesta di risarcimento di Manlio Cerroni di 900 milioni di euro

28-04-2015

Lipani Catricalà con Ama vince il "lodo" Colari

Lipani Catricalà ha condotto e vinto per Ama, la società municipalizzata dei rifiuti di Roma, l'arbitrato contro il Consorzio Colari di Manlio Cerroni che aveva richiesto un risarcimento danni di circa 900 milioni di euro per il mancato conferimento nei propri impianti di trattamento meccanico biologico di Malagrotta dei rifiuti indifferenziati prodotti dalla Città di Roma. Nel giudizio arbitrale, iniziato a novembre 2012, per Ama è stato coinvolto un team guidato dai partner Damiano Lipani (in foto) e Luigi Mazzoncini, nonché fino a dicembre 2013 Natalino Irti e da novembre 2014 Luigi Pellegrino.

Il contenzioso si inserisce in un complesso contesto normativo ed industriale nel quale il gruppo Cerroni, di cui fa parte Colari, è stato per oltre 30 anni prima l’unico e poi il principale operatore nella gestione dei rifiuti del territorio di Roma Capitale, al di fuori del quale non è permesso portare i rifiuti indifferenziati in applicazione dei principi di prossimità e autosufficienza previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale. Il giudizio arbitrale ha avuto origine da un contratto stipulato nel 2009 per una durata di sei mesi e dalla relativa pretesa di Cerroni di ottenere da Ama, alternativamente, un contratto almeno decennale e per una quantità di rifiuti garantita, che gli permettesse il rientro degli investimenti, o il risarcimento del mancato guadagno e dei costi sostenuti per la realizzazione sia degli impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati sia del gassificatore di Malagrotta, a oggi ancora non in esercizio, a cui poteva essere destinato il combustibile da rifiuto prodotto dagli impianti.

Il collegio arbitrale, presieduto da Guido Alpa e composto anche da Francesco Marotta e Andrea Zoppini, dopo un’iniziale presa di posizione (con il lodo parziale del luglio 2014) in forza della quale aveva ritenuto di poter equiparare l’interesse pubblico a quello privato nell'esecuzione di un servizio pubblico, così ipotizzando un’aspettativa di Colari ad un contratto di lunga durata, con il lodo definitivo ha escluso qualsiasi nesso di causalità tra tale aspettativa e il danno di Colari per circa 900 milioni di euro.

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