Art law

Lo stato dell’arte

Giuseppe Calabi, name partner della firm Cbm, racconta a TopLegal le ultime tendenze del mondo dell’arte, un comparto in espansione

03-06-2019

Lo stato dell’arte

Il mercato dell’arte sta vivendo un momento florido e questo si riflette sul settore legale, sempre meno di nicchia, che si occupa del diritto dell’arte. I soggetti che popolano questo mercato - collezionisti, fondazioni, artisti, intermediari e trasportatori di opere - sono sempre più inclini al rispetto della regolamentazione, complici alcune nuove normative e sanzioni più dure per chi le viola. All’interno dell’Arma dei Carabinieri è stato istituito il Nucleo di tutela del patrimonio culturale, che negli ultimi 50 anni ha potenziato notevolmente la propria attività sul territorio, oltre che le tecniche di intervento. La maggiore sensibilizzazione dei protagonisti dell’arte deriva altresì dal progressivo aumento delle regole dedicate al settore. Inoltre, le operazioni al suo interno sono diventate sempre più articolate: se prima per la compravendita di un’opera bastava una semplice pattuizione orale, oggi vi sono fattori di complessità che richiedono l’intervento di avvocati esperti e specializzati nel settore. 

In questo contesto di espansione e di aumentata complessità, l’avvocato viene sempre più percepito come un alleato fondamentale nella conclusione dei deal. Giuseppe Calabi (in foto), name partner della firm Cbm, vanta un’esperienza ventennale in questo comparto, per cui ha istituito all’interno dello studio un’area di attività completamente dedicata. «Ho cominciato a occuparmi di arte – spiega Calabi – quando ancora non veniva percepita come industry a sé stante, bensì come materia toccata incidentalmente in altre operazioni. Oggi lo studio ha quattro collaboratori che si dedicano full time a questa practice». 

La tendenza a occuparsi di arte da parte degli studi legali era già stata evidenziata da questa testata. Questo movimento è sintomo del fatto che la materia attira mandati sempre più redditizi, ma anche che l’utilizzo dell’arte è un’ottima occasione di networking privilegiato.

I mandati                                                                                                  Ma quali sono i mandati che provengono dal mondo dell’arte? Secondo Calabi uno dei mandati classici consiste nell’assistenza al collezionista nel passaggio generazionale della propria collezione. In questo contesto viene spesso consigliata la costituzione di un trust o di una fondazione e viene posta grande attenzione sull’individuazione della corretta provenienza e sul valore delle opere. Quest’ultimo, infatti, può variare per una serie di fattori esterni quali la morte dell’artista ovvero la circostanza che l’opera sia stata vincolata dallo Stato come bene culturale. Alle questioni legate alla valorizzazione della collezione, si aggiungono temi di natura successoria e fiscale: è importante che tutti questi aspetti siano presi in considerazione per evitare brutte sorprese. 

Altra tipologia di mandato che ricorre spesso è l’assistenza ai clienti che intendano esportare le opere appartenenti alla propria collezione, al fine di esporle in mostre o venderle. È noto infatti che il valore economico di un’opera se offerta su mercati stranieri (come quello di Londra, New York o Hong Kong) è assai maggiore rispetto alla valutazione che viene fatta se l’opera è offerta sul mercato italiano. L’esportazione di un’opera, tuttavia, è un’operazione delicata in quanto gli uffici esportazione del Mibac, competenti al rilascio degli attestati di libera circolazione se l’esportazione avviene verso uno Stato membro dell’Ue, o delle licenze d’esportazione se le opere sono dirette fuori dal territorio dell’Unione europea, possono negare il permesso con conseguente notifica dell’opera. Su questo tema Calabi ha partecipato al gruppo di lavoro nominato dal ministero dei beni culturali per l’elaborazione di nuove linee guida e ha seguito il processo di riforma legislativa del codice dei beni culturali nel 2017, che ha favorito in Italia la circolazione internazionale dell’arte moderna e contemporanea.

Infine, altro core business dell’attività è la contrattualistica. Tutt’altro che standard, i contratti di compravendita di opere d’arte necessitano uno studio approfondito della situazione concreta. «Per esempio – racconta Calabi – i contratti che riguardano opere c.d. “concettuali" pongono diverse problematiche in caso di vendita o trasferimento». Si tratta opere ideate dall’artista, ma concretamente eseguite da un soggetto terzo. In questo caso occorre un certificato che comprovi che l’opera è stata eseguita sotto le scrupolose indicazioni dell’artista. Ma cosa succede se si vuole vendere o spostare l’opera concettuale? La stessa potrebbe essere replicata per l’acquirente, sempre sotto il controllo dell’artista, ma allora per mantenerla unica il venditore deve distruggere quella in suo possesso. Sono tutti aspetti che, in tutta evidenza, necessitano di una puntuale contrattazione.

La giurisprudenza
Il mondo del diritto dell’arte, su cui ultimamente si sono accesi i riflettori, si caratterizza per la continua evoluzione anche giurisprudenziale. Calabi, per esempio, segnala l’ultimo scossone dei giudici: la sentenza n. 6542/2018 del Tribunale di Milano. In questa occasione i giudici milanesi hanno per la prima volta accolto in via principale la richiesta di un privato volta all’accertamento dell’autenticità di un’opera dell’artista Lucio Fontana. La domanda nasce dal fatto che la Fondazione Lucio Fontana non aveva riconosciuto l’opera come autentica. Per la prima volta, dunque, i giudici hanno sostituito il proprio giudizio a quello degli esperti della fondazione, dichiarando l’autenticità dell’opera. Al momento la decisione è stata appellata dalla Fondazione, tuttavia i risultati della stessa si riverberano già sull’opera, la quale si trascinerà per sempre la vicenda giudiziaria e ne subirà danni economici. «Sono critico nei confronti di questa decisione – spiega Calabi – perché credo che non sia compito dei tribunali autenticare le opere, bensì degli studiosi ed esperti all’interno delle fondazioni». Questo provvedimento, che rappresenta un deciso revirement rispetto a un precedente della Cassazione, rischia di creare un tertium genus nelle autenticazioni, aggiungendo il ruolo dei tribunali a quello di artisti e fondazioni. Sebbene ritenga che sia un caso isolato, Calabi crede che la sentenza in esame possa essere il segnale che il vento sta cambiando per le fondazioni, la quali fino a oggi sono sempre state favorite dalla legge.

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