Il team di diritto amministrativo di CBA (Luca Palatucci, Maria Ferrante e Luca Spaziani), coordinato dal socio Claudio Guccione e, in particolare, la senior associate Stefania Piscitelli, hanno predisposto, su mandato delle associazioni di categoria APER – Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili, Asso Energie Future e GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, una memoria inviata al Presidente della Repubblica nella quale sono rappresentati i macroscopici profili di illegittimità costituzionale che investono lo schema di decreto.
Con la memoria consegnata in data 4 marzo 2011 alla Presidenza della Repubblica, lo studio CBA ha evidenziato come il Governo non abbia tenuto in debito conto l’affidamento riposto in buona fede dagli operatori nel decreto ministeriale 6 agosto 2010, né gli impegni contrattuali che gli operatori hanno assunto nei confronti delle altre imprese.
La memoria è stata ampiamente illustrata nella conferenza stampa organizzata da tutte le Associazioni di categoria e tenutasi il 4 marzo u.s. In quell’occasione, lo studio CBA ha illustrato i profili di illegittimità dello schema di decreto citando la copiosa giurisprudenza a sostegno.
E’ stato, infatti, segnalato che ad avviso della giurisprudenza della Corte costituzionale la tutela dell’affidamento è un principio generale del nostro ordinamento, non calpestabile dal legislatore. L’affidamento del cittadino nella certezza giuridica – elemento essenziale dello Stato di diritto – non può essere leso da disposizioni retroattive, che trasmodino in un regolamento irrazionale di situazioni sostanziali fondate su leggi anteriori. La tutela dell’affidamento, secondo lo stesso Giudice europeo, è un principio fondamentale nei rapporti tra il cittadino e lo Stato, oggetto di protezione anche in sede giurisdizionale. Lo studio CBA e le Associazioni hanno ricordato come la stessa Presidenza della Repubblica, nel Messaggio alle Camere del 31 marzo 2010, ha considerato la certezza del diritto come uno dei cardini del nostro ordinamento, da rispettare al momento di legiferare.
E’ stata riportata la posizione dell’illustre dottrina costituzionale. Come affermato in dottrina, se il legislatore mancasse al suo impegno di lasciare al privato benefici inizialmente resi pubblici, il rapporto così costituito «si risolverebbe in un inganno a danno del soggetto privato, tanto più ingiusto, in quanto lo Stato avrebbe fatto ricorso al suo atto più impegnativo, la legge, per creare per il privato un vero e proprio trabocchetto».
Inoltre, lo studio CBA ha evidenziato nella lettera come la potestà legislativa dello Stato e delle Regioni debba essere esercitata nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Principi che sono stati violati dallo schema di decreto e che, ove fosse adottato nell’attuale versione, esporrebbe lo Stato italiano a ingenti richieste risarcitorie.