C’è fermento italiano sotto il cielo di Londra, dove si registrano nuove iniziative di sbarco o rafforzamento di squadre esistenti. Una presenza nella City consente di seguire da vicino i propri clienti o nuovi clienti potenziali su branche redditizie come banking, m&a, private equity, corporate finance, capital markets. E di intercettare l'interesse di soggetti internazionali che da qualche tempo hanno iniziato a valutare l'opportunità di investire in Italia. Non a caso alcuni grandi studi internazionali, anziché aprire in Italia, preferiscono attirare nella City professionisti italiani. Proskauer, per esempio, ha arruolato in settembre presso la sede londinese Roberto Bruno, abilitato sia in Italia sia presso il Ny Bar, col compito di seguire da Londra il mercato italiano del debt (incluso, soprattutto, il settore high yield) ed equity capital markets. Un altro segnale che punta in questa direzione è l’ingresso di Ugo Giordano (proveniente da Ashurst), in qualità di socio, nel team finance della sede di Londra di Paul Hastings. Da terzo, la nomina di Pierfrancesco Carbone a partner del corporate group di Duane Morris, proprio presso la sede di Londra.
Ad agitare le acque anche il possibile risveglio dell’interesse da parte degli investitori di rischio stranieri per il mercato nostrano. Interessanti in tal senso le dismissioni del mattone di Stato italiano, che hanno già destato l’attenzione di alcune imprese straniere del legal, come la statunitense K&L Gates, sbarcata a Milano nel 2012. Eppure, molti studi italiani preferiscono tenersi alla larga dalla piazza londinese. Con il rischio di vedersi sottrarre una potenziale fetta del proprio mercato dagli anglosassoni.
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