In Italia 5,7 milioni le persone vivono in condizioni di povertà assoluta, mentre 13,4 milioni sono a rischio di esclusione sociale. Le disuguaglianze economiche stanno raggiungendo livelli insostenibili: il 5% delle famiglie più ricche detiene quasi la metà della ricchezza complessiva, mentre la metà più povera possiede meno dell’8%.
«Per ridurre le disuguaglianze tra i territori e la povertà, le disuguaglianze di genere e l’inattività giovanile è necessario rivedere la Legge sull’autonomia differenziata e la Legge di bilancio per il 2025 - ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, in occasione dell’evento "ASviS Live", tenutosi martedì 3 dicembre presso il CeoForLife Clubhouse Montecitorio. Senza modifiche rilevanti delle politiche sociali e del lavoro, l’Italia non conseguirà gli obiettivi di sostenibilità sociale che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2030».
Il mercato del lavoro in Italia, infatti, caratterizzato da numerose fragilità, come il lavoro irregolare, il lavoro precario, e i bassi salari, e disuguaglianze tra i territori, mostra alcuni segnali di ripresa che devono essere colti e rafforzati, attuando quanto previsto dai nuovi sviluppi normativi europei, come la Direttiva Ue sui salari minimi, il cui recepimento può diventare una leva per innovare le politiche sociali e affrontare una situazione di crescente difficoltà delle famiglie.
Ciò non basta. Come indicato nel rapporto ASviS 2024 "Coltivare ora il nostro futuro", bisogna rivedere in profondità la legge sull’autonomia differenziata per evitare che essa aumenti ancora le disuguaglianze territoriali.
Anche la proposta di Legge di bilancio va modificata per introdurre misure strutturali per contrastare la povertà assoluta, in particolare tra le famiglie giovani con figli minori, e modificare l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro per superare le loro incongruenze.
Inoltre, ASviS suggerisce di destinare delle al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) riguardanti i diritti civili e sociali, da garantire su tutto il territorio nazionale. Vanno poi previste misure di sostegno all’aggiornamento e alla riqualificazione professionale indirizzate a lavoratori e imprese, in grado di rispondere alle necessità attuali e future determinate dai mutamenti economici, tecnologici e demografici in corso. Infine, è auspicabile definire misure complementari rispetto a quanto già programmato nel PNRR e nelle politiche di coesione per la riduzione del divario occupazionale di genere e per abbattere il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano (Neet).
«L’aumento della povertà e delle disuguaglianze mina la possibilità del nostro Paese di conseguire uno sviluppo sostenibile così come concepito dall’Agenda 2030 e renderà impossibile raggiungere gli obiettivi sui quali l’Italia si è impegnata a livello di Unione europea - aha concluso Enrico Giovannini –. Entro il 2030 sono raggiungibili solo tre obiettivi quantitativi relativi all’area sociale su 12, mentre appaiono difficilmente raggiungibili i nove riguardanti l’educazione, le competenze degli studenti e le disuguaglianze di genere. Urge quindi un profondo cambiamento delle politiche sociali e occupazionali, sfruttando le opportunità che il nuovo Patto di stabilità europeo offre per finanziare interventi volti ad attuare il pilastro europeo dei diritti sociali».