Lo studio LS Lexjus Sinacta sta assistendo i soci della cooperativa Nives nel procedimento presso la Procura di Milano relativo all'intervento edilizio nell'area inquinata Calchi Taeggi.
Da ottobre 2012 LS, con un team composto da Franco Casarano, Gabriele Baldi (in foto) e Vincenzo Timpano dell'ufficio di Milano, assiste le 35 famiglie che hanno comprato sulla carta case che allo stato non potranno essere edificate sull'area tuttora sotto sequestro, che si trova a Milano in prossimità della metro Bisceglie, e ora si trovano esposte per circa 15 milioni di euro.
Più in particolare, i professionisti hanno assistito i soci nella delicata operazione di avvicendamento dell'organo di gestione della cooperatova Nives, che è consistita nella rimozione dell'amministratore di Nives e facendo insediare un cda composto
unicamente dai soci assegnatari della cooperativa.
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio Claudio De Albertis, presidente dei costruttori dell'Assimpredil e da pochi mesi presidente della Triennale di Milano, e di altre persone (tra cui due funzionari del Comune di Milano, tre dirigenti dell'Arpa, amministratori della proprietaria Acqua Marcia e delle cooperative acquirenti Solidarnosc e Nives, tecnici delle società incaricate della messa in sicurezza).
Da quanto riportato dal Corriere della Sera nel weekend, secondo la ricostruzione del pm Paola Pirotta e del suo aggiunto Alfredo Robledo, ai costruttori proprietari dell'area e alle cooperative sarebbero andati gli «ingiusti vantaggi patrimoniali» consentiti dal Comune di Milano (gestione Moratti) con la delibera nel 2007 e le autorizzazioni nel 2009 per la costruzione di un quartiere di 5mila abitanti su una superficie di 260mila metri quadrati. I cittadini avrebbero patito gli «ingiusti danni ambientali derivanti dall'inquinamento del sottosuolo»: i lavori erano iniziati senza bonificare l'area, un'ex cava in cui tra gli anni '50 e '80 erano stati versati «1 milione e 800 mila metri cubi di rifiuti pericolosi e non pericolosi, tra cui farmaceutici e industriali». Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono avvelenamento colposo delle acque, gestione di discarica non autorizzata, e abuso d'ufficio.
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