LUXOTTICA SVELA UN MARE DI AFFARI SUI BOND

«Il corporate bond è diventato il canale di finanziamento strategico su cui le aziende dovranno sempre più far conto». È questo il commento di Marco Bigatti, group treasury director di Luxottica, di fronte alla offerta monstre registrata dall'Eurobond a 7 anni emesso dalla società. Oltre 7 miliardi di ordini per un bond da 500 milioni. Le richieste ricevute dalla società, quindi, sono state superiori di oltre 14 volte l’offerta. Sono stati 500 gli investitori istituzionali ad aver bruciato in mezz'ora, lo scorso 12 marzo, la cifra record. Primi tra tutti i fondi, soprattutto fondi pensione e assicurativi, di cui la maggior parte stranieri (britannici, francesi, olandesi e tedeschi). 
Il mercato dei capitali, d'altronde, già da tempo riveste un ruolo chiave nell'apporto di finanziamenti in cassa Luxottica. Che, come fa sapere Bigatti, si avvale per il 60/70% del mercato dei capitali (inteso come Eurobond e Usa private placement) e per il 30/40% del credito bancario. Certo, precisando che «questi due canali sono assistiti da un ottimo free cash flow, che nel 2011 è stato di circa 500 milioni di euro».
Della crescita in previsione per i corporate bond parla anche Filippo Emanuele (in foto), partner di Clifford Chance. Advisor legale dell'operazione con un team comprendente, oltre Emanuele, anche il socio Paolo Sersale e gli associate Laura Scaglioni e Stefano Parrocchetti. «Adesso che la situazione europea sta mostrando segnali di stabilità - commenta l'avvocato - i fondi possono pensare a reinvestire la liquidità immobilizzata nei mesi scorsi. Sono, quindi, particolarmente attraenti società solide e con un buon rating». A questi elementi Bigatti ne aggiunge un terzo, forse meno lusinghiero per l'Italia: «Il successo del nostro bond si deve in parte alla bassissima esposizione al rischio Paese. Siamo uno degli emittenti italiani con meno Italia dentro: solo il 4,5% delle vendite è nel Paese (in effetti, un forte segnale di questa scarsa italianità di Luxottica si era avuto già ad aprile, quando la direzione degli Affari legali era stata spostata dall'Italia a New York, in capo a Michael Boxer ndr)».
Il fattore rischio, però, potrebbe ben presto giocare un ruolo chiave nei corporate bond. I fondi high yield (alto rischio in cambio di alto rendimento) sembrano, infatti, pronti a scommettere sul mercato italiano. Andando in soccorso delle aziende non quotate o con rating bassi. Un argomento che è all'ordine del giorno e che presto arriverà sul tavolo del ministro Corrado Passera.
Infatti, banche e studi legali (secondo quanto risulta a TopLegal, capeggiati da una nota law firm magic circle attiva sia sul fronte Banking che Capital markets) starebbero preparando una missiva da inviare al Ministro, chiedendo di favorire il finanziamento sul mercato dei capitali anche per le società non quotate. Contro le quali al momento remano vincoli tanto normativi quanto fiscali.

Notizia integrata (15/03/2012;  ore13.00)
Allen & Overy ha assistito i joint-lead manager Citigroup, Credit Agricole, Bank of America-Merrill Lynch, Royal Bank of Scotland e UniCredit. Con un team composto dai partner Cristiano Tommasi e Craig Byrne, coadiuvati da Elena Radicella (senior associate), Alessandra Pala (associate) e Sarah Capella (trainee). Il partner Francesco Guelfi, coadiuvato dal senior associate Elia Ferdinando Clarizia, ha seguito gli aspetti fiscali dell’emissione.