Approfondimenti

M&A, il mercato frena

Un’indagine condotta da TopLegal svela tutti i cambiamenti in corso in un settore notoriamente dinamico. Ma forse non più così remunerativo

24-12-2019

M&A, il mercato frena


Calo dei grandi deal, stretta sulle parcelle e nuovi scenari aperti dalla Brexit. Sono alcune delle evidenze emerse dalla ricerca che sta conducendo il Centro Studi TopLegal sul settore Corporate/M&A, che sarà pubblicata nel numero di febbraio-marzo di TopLegal Review. 

Seppur tutti gli intervistati evidenzino la dinamicità del comparto, sono in pochi a interpretare tale dinamismo in chiave positiva. Infatti, a fronte di chi ritiene che l'attività M&A in Italia abbia rilevato «un forte miglioramento nel terzo trimestre del 2019, mentre le attività di private equity hanno registrato un rallentamento», c’è chi sostiene, invece, che «dopo un 2018 decisamente positivo, con un significativo incremento delle operazioni M&A e di conseguenza dei servizi legali, nel 2019 abbiamo assistito a un forte calo delle operazioni nella prima metà dell’anno che è solo stato in parte compensato da una ripresa negli ultimi mesi». 

A chi parla di contrazione del mercato, dovuta alle incertezze legate allo scenario politico nazionale e ai dati macroeconomici, si affianca anche chi sottolinea un dinamismo positivo in termini di volumi, ma non di valori. Gran parte dell'attività M&A italiana – secondo un noto studio inglese con sede in Italia – continuerà a crescere grazie alle operazioni di piccole e medie dimensioni. A latitare non sarebbero solo i grandi deal, ma anche le maxi parcelle, che un tempo erano staccate con estrema facilità dagli studi legali considerando che questo comparto, notoriamente, è il più remunerativo per le law firm. Ebbene, sembra che qualcosa stia cambiando, complice anche la Brexit che, se da un lato sta spostando il focus degli investimenti dal Regno Unito all'Europa continentale, portando nuove opportunità anche per l’Italia; dall’altro, non sembra remare a favore delle parcelle legali. A tal riguardo sempre uno studio inglese segnala che «abbiamo notato una differenza nel tipo di assistenza richiesta dai clienti: una serie di circostanze geopolitiche (relazioni Us-Cina e Brexit) ha portato i clienti a prestare ancora più attenzione su costi, tempi e risorse delle operazioni». Soprattutto quando la struttura di un deal risulta piuttosto tipizzata in termini di modalità esecutive.

Discorso diverso, invece, quando il consulente legale assume un ruolo rilevante nella definizione di strutture che prevedano un alto grado di ingegneria legale. Suggerendo per esempio l’utilizzo di nuovi strumenti ovvero tenendo in considerazione i più recenti orientamenti giurisprudenziali e dottrinali o le conseguenti prassi di mercato funzionali a incrementare l’efficienza dell’operazione ovvero la tutela per il cliente. L'apporto del professionista rappresenta un valore aggiunto nella misura in cui riesce a trasformare le esigenze del cliente in strutture e clausole contrattuali innovative e plasmate sulle sue esigenze. 

Un ultimo aspetto degno di nota segnalato dagli studi è l’ingresso di nuovi player nel mercato: gli Oicr (organismi di investimento collettivo del risparmio), che con forme diverse quali fondi di private equity/debt, società di investimento, club deal, Spac e family office sono entrati nel mercato dell'M&A in particolare delle Pmi. Una liquidità che sicuramente aumenta le potenzialità del settore.

 

La ricerca Corporate/M&A e Private Equity del Centro Studi di TopLegal sarà pubblicata su E-edicola dal 1 febbraio, nonché ricompresa nella TopLegal Review di febbraio-marzo. Per consultare la precedente ricerca Tax cliccare qui. Tutte le ricerche del Centro Studi possono essere consultate nella sezione Guida del sito TopLegal.

 


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