Il Consiglio nazionale forense esprime ferma protesta e tutta la sua contrarietà all’emendamento del governo (n. 48.0.1000) che introduce la figura dell’ausiliario del giudice, presentato ieri in commissione bilancio al senato nell’ambito della discussione sulla manovra finanziaria, destinata ad essere approvata con il voto di fiducia e ne chiede fermamente lo stralcio.
«Le regole introdotte surrettiziamente nel testo della manovra finanziaria per risolvere i problemi della giustizia sono presentate come volte al rilancio della competitività, ma riguardano solo in minima percentuale il contenzioso delle imprese, estendendosi invece alla totalità dei giudizi, avendo ad oggetto i diritti della persona, i rapporti familiari, la proprietà, il credito, di responsabilità civile», interviene duramente il presidente Guido Alpa.
«Le regole incidono sull’accesso alla giustizia, garantito costituzionalmente, ed espressione di una funzione inalienabile dello Stato.
Provocano anche una crisi di identità, perché il cittadino paga il suo contributo per adire un giudice (togato) e si ritrova un notaio, il quale, anziché rogare atti pubblici, predispone progetti di sentenza; confidando nel ruolo del giudice, si ritrova al suo posto un funzionario che aderisce ad un progetto predisposto da un soggetto estraneo al processo; quest’ultimo viene qualificato come ausiliare, ma non svolge una funzione di assistenza bensì assolve la funzione pubblica attribuita dalla Costituzione solo al giudice ; il cittadino vuol provare in giudizio il suo diritto, e si ritrova davanti al cancelliere a cui è delegata l’assunzione della prova, la cui valutazione non sarà fatta dunque dal giudice ma da un funzionario dell’apparato amministrativo, a spese delle parti; si aspetta alla fine del processo di leggere la sentenza, e si ritroverà una motivazione breve; se la vorrà intera dovrà farsene carico, e sarà penalizzato se non ha accettato la proposta. Troverà poi un ulteriore aumento del costo dell’accesso e penalità per istanze respinte! La fiducia dei cittadini nella giustizia di Stato sarà ulteriormente minata, e si dovrà provvedere ad un sistema alternativo, fondato sull’arbitrato».
Alpa accoglie positivamente le osservazioni critiche espresse nel parere all’emendamento reso ieri dalla Commissione Giustizia del Senato, ma sottolinea che “anche se fossero accolte, esse non risolverebbero il problema in radice, e cioè ridurre il contenzioso mediante modalità democraticamente discusse e (soprattutto) conformi al dettato costituzionale. Le innovazioni sono capitali, meritano di essere analizzate dalle istituzioni, dagli esponenti della categoria forense e dagli esponenti della comunità scientifica. Questo testo, anziché migliorare la macchina del processo, mette in atto una triste rappresentazione teatrale, la parodia della giustizia, contro la quale protesta vivamente il Consiglio nazionale forense. E’ una manovra che nulla ha a che fare con la stabilizzazione finanziaria e con la competitività economica quindi il Consiglio chiede che il Parlamento stralci queste regole dal testo, destinato ad essere approvato con il voto di fiducia. Altrimenti l’avvocatura ricorrerà ad ogni mezzo (compreso il ricorso alla giustizia in sede europea oltre che alla Corte Costituzionale) per far dichiarare illegittime norme che violano i diritti fondamentali del cittadino, non risolvono i problemi della giustizia e contraddicono i principi che informano la cultura giuridica europea allontanandoci ancora di più dall’Europa.