Le aziende quotate si attrezzano per arginare il rischio di market abuse. E' quanto è emerso ieri, durante la tavola rotonda organizzata da TopLegal in collaborazione con lo studio Dla Piper. All'evento hanno partecipato Federico Sutti (in foto), managing partner della branch italiana dello studio, assieme a Lucrezia Geraci, head of corporate affairs di Edison, Carmine Bruno, capo servizio finanziamenti e cartolarizzazioni di Beni Stabili, assieme a Luigi Rizzi socio di Dla e capo dei financial services dello studio.
Il dibattito ha affrontato sia il tema della difficoltà di definire le informazioni privilegiate, sia la necessità sempre più impellente per le società quotate di predisporre modelli organizzativi che consentano di evitare la commissione dei reati di abuso di informazioni privilegiate e manipolazione di mercato. Brurno ha descritto il sistema implementato in Beni Stabili dove è stato costituito un comitato preposto alla gestione delle informazioni privilegiate e price sensitive. Geraci, poi, ha descritto il lavoro svolto all'interno di Edison per riuscire a definire e distinguere le informazioni privilegiate da quelle potenzialmente tali.
Nel corso della discussione, non sono mancate le provocazioni. Ci si è chiesto fino a che punto abbia senso iscrivere nel registro degli insider tutti i membri del cda e tutti i componenti dl collegio sindacale. «Non è detto che tutti dispongano di tutte le informazioni allo stesso tempo e così si rischia che un soggetto si ritrovi a dover rispondere di abusi che in realtà non ha commesso». «Certo è», è stato ribattuto, «che la probabilità che il componente di uno di questi due organismi è, mediamente, elevata». Al di là del caso specifico, però, tutti sono stati d'accordo nel considerare lo strumento del registro degli insider un'arma spuntata. I soggetti che hanno occasione di venire a conoscenza di fatti e informazioni rilevanti sono tantissimi e il controllo non riesce a coprirli tutti.
Infine si è parlato del rapporto con Consob. Si è sottolineato che non di rado l'organismo di controllo ha una scarsa capacità di comprensione dell'operatività all'interno delle società e che spesso norme studiate a tavolino, apparentemente perfette, rischiano di essere inadeguate alla realtà dei fatti.
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