risiko bancario

Mazzuoccolo (Norton Rose Fulbright): «Vi spiego il lato oscuro del risiko bancario»

Se da un lato permette di creare operatori più grandi, dall’altro riduce la concorrenza, avverte il socio di Norton Rose Fulbright

08-04-2025

Mazzuoccolo (Norton Rose Fulbright): «Vi spiego il lato oscuro del risiko bancario»

 

di Valentina Magri

 

«Il risiko bancario in atto permette di avere sul mercato operatori più grandi, affidabili e con bilanci più solidi, aiutando il sistema Italia. Tuttavia, al contempo riduce la concorrenza, in un paese come il nostro dove le banche purtroppo non sono numerose», avverte Gennaro Mazzuoccolo, socio del dipartimento bancario di Norton Rose Fulbright. Un minor livello di concorrenza non implica solamente un aumento dei prezzi per i consumatori, ma anche un acuirsi dei problemi di sovrapposizione, tipici delle grandi banche. «Il settore bancario italiano ha già molti dipendenti. Se si ingrandiscono troppo, gli istituti di credito sono costretti a licenziare o a dare importanti incentivi all’uscita ai dipendenti. Alcuni di loro potrebbero approfittare degli scivoli, ma a livello aggregato, il sistema, potrebbe dover sopportare ingenti costi sociali», precisa Mazzuoccolo. 


A suo avviso, a trainare il risiko bancario sono ragioni soprattutto macroeconomiche. A livello internazionale le banche hanno un’inclinazione all’aggregazione, al fine di creare operatori più grandi per competere sul mercato internazionale», afferma il socio di Norton Rose Fulbright. Quanto alle modalità prevalentemente ostili con cui sta avvenendo il risiko bancario, a suo avviso è una conseguenza della mancanza di accordo sulla strada migliore per la crescita


Nel frattempo, le banche nazionali in questi anni hanno fatto pulizia dei bilanci, come richiesto a gran voce della Bce. Il Market Watch di Banca Ifis del 2024 certifica che l’Italia si sta riducendo lo stock di Npe (Non performing exposures), sceso di 5,1 miliardi di euro tra il primo trimestre 2023 e il giugno 2024. Un andamento in controtendenza rispetto a quello degli Npe degli istituti di credito di altri paesi europei, come Germania e Francia. Le banche hanno abbracciato con forza le richieste della Bce, agevolate anche dalle Gacs (la Garanzia sulla cartolarizzazione sofferenze offerta dal Mef), per cui le cessioni di Npl e Utp hanno avuto un boom. Dopo che i colossi bancari italiani hanno ripulito i propri bilanci, si è entrati ora in fase di ordinaria gestione dello stock di debito residuo. «Non ci saranno più vendite di massa, ma mi aspetto un mercato più stabile e con volumi inferiori, coerenti con un sistema più sano. Mi attendo una gestione non emergenziale e ragionata dello stock di Npl non immediatamente liquidabili», prevede il socio di Norton Rose Fulbright. 

 

L’intervista completa è stata pubblicata su TopLegal Digital di marzo 2025 – n. 5. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente


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