«MEDIAZIONE TRIBUTARIA, UN PASSO DI PRINCIPIO»

Il professor Andreani commenta il nuovo strumento di accordo col fisco. Punto chiave: maggior responsabilizzazione dei funzionari

04-04-2012

«MEDIAZIONE TRIBUTARIA, UN PASSO DI PRINCIPIO»

«Certo, riguarda le piccole liti, ma introduce un principio particolarmente nuovo per il contenzioso tributario, in quanto responsabilizza maggiormente i funzionari che devono decidere se andare o meno in giudizio». Il professor Giulio Andreani, il cui omonimo studio è considerato un punto di riferimento tra i fiscalisti italiani, analizza la mediazione tributaria obbligatoria, entrata in vigore due giorni fa (lunedì 2 aprile). In generale, si tratta di un istituto che si affianca ad altri strumenti deflattivi esistenti, e che potrà incidere soprattutto sul business di studi di minori dimensioni. Tuttavia, c’è questo spostamento di responsabilità che «qualcosa significa».
È un passo avanti rispetto ad altre forme di patteggiamento?
Gli strumenti deflattivi tributari già esistevano. Da anni c’è l’accertamento con adesione, tramite il quale si cerca un accordo per evitare il contenzioso. La mediazione è uno strumento deflativo obbligatorio per piccole liti, quelle la cui imposta è sotto i 20mila euro, il che significa cifre tra 40 e 50 mila euro tra multe e sanzioni. A differenza dell’accertamento, per cui la pratica viene gestita dallo stesso reparto da cui proviene la contestazione, ora a occuparsene saranno persone diverse da quelle dell’accertamento e controllo. Bensì, saranno gli uomini del contenzioso tributario. Questo significa che, qualora decidessero di andare avanti nel processo e lo perdessero, non avrebbero la scusa di una pratica mal-impostata. Sarebbero direttamente responsabili  (giuridicamente rispondono di persona per colpa grave).
Questo dovrebbe garantire più attenzione.
Di certo, l’obiettivo del ministero è duplice. Responsabilizzare, ma anche dotarsi di uno strumento per arrivare rapidamente a soglie di accordo, efficienti per il contribuenti, che consentano un incasso al fisco.
Funzionerà?
Non ci sono motivi perché non funzioni. Riguarderà i due terzi dei ricorsi presentati, in molte aree anche ben più del 50 per cento. Per gli studi minori, da un lato è un incremento di lavoro, in quanto la stesura del reclamo obbligatorio richiede conoscenze professionali; dall’altro lato, si ridurranno i contenziosi. Non credo che, nel complesso, il bilancio sarà negativo. Per gli studi più strutturati, capiterà di dover seguire una qualche pratica del genere: si farà come servizio complementare al cliente.  


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