MERCATO FUTURO: I PREMIATI E GLI ESCLUSI

È in atto una trasformazione culturale delle società italiane che non può essere sottovalutata dagli avvocati d’impresa

10-03-2016

MERCATO FUTURO: I PREMIATI E GLI ESCLUSI

Sono emersi negli ultimi mesi diversi sviluppi al di fuori dal perimetro degli studi legali i quali, se considerati isolatamente, nascondono l’emergere di una nuova rotta di mercato da cui gli avvocati d’impresa non possono esimersi. Questo orientamento interessa direttamente le aziende italiane e riguarda il processo di trasformazione dei comportamenti a favore dell’etica e della trasparenza. Da questo mutamento deriva una conseguenza di grande attinenza per gli studi legali: l’affermarsi di nuove logiche che determinano la premiazione o l’esclusione dal mercato, nel privato tanto quanto nel pubblico.

La trasformazione etica delle imprese ha subito un’accelerazione grazie a una serie di cambiamenti normativi finalizzati a impedire la corruzione e favorire sostenibilità e buon governo. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e il legislatore hanno entrambi puntato l’attenzione sugli incarichi professionali da parte delle società pubbliche, sottolineando la necessità di rendere trasparenti le procedure di selezione per l’assistenza legale. Nel settore pubblico, il caso Anas simboleggia un vento di cambiamento notevole. Il gestore della rete stradale italiana ha annunciato l’attivazione di una piattaforma sperimentale per la selezione dei consulenti legali esterni (progetto definito in collaborazione con 4cLegal, primo operatore italiano specializzato in procedure di «beauty contest»), inclusa la rendicontazione pubblica dell’esito delle selezioni. Analoghi segnali sono arrivati dal settore privato, muovendosi in maniera preventiva per minimizzare i rischi del danno reputazione e costi economici ingenti. È il caso di Snam che ha scelto di vincolare tutti i fornitori del gruppo a un patto di integrità per gestire i rapporti commerciali, pena la revocazione di contratti.

Ma il legislatore è andato ancora oltre con una svolta importante che ora rende coattivo il completo rendiconto delle pratiche di governance per le società di Piazza Affari. Con il decreto legislativo del 15 febbraio vengono fissate le misure di recepimento della direttiva Transparency che impone nuovi obblighi informativi sul buon governo delle società quotate, la cui mancata trasparenza potrebbe costare fino al 5% del fatturato. Inoltre, si cancella l’obbligo dei rendiconti trimestrali per contrastare il short-termism (l’ottica di breve termine), predilezione finita nel mirino niente di meno di colossi della finanza internazionale come il fondo americano Blackrock. Attore influente nel capitale delle società italiane, Blackrock lo scorso febbraio ha comunicato che le società in cui investirà d’ora in avanti dovranno mostrarsi capaci di intraprendere strategie di creazione di valore nel lungo periodo focalizzate sui fattori ambientali, sociali e di governo societario.

A dimostrazione che le nuove esigenze etiche e di trasparenza hanno ricadute ineludibili sulla capacità di stare sul mercato, Anas ha reso noto che nella selezione degli studi legali applicherà meccanismi premianti e criteri di esclusione molto stringenti. E qui siamo alla conseguenza per gli studi legali. Il cambiamento in atto significa che vi sarà sempre meno possibilità di conquistare affidamenti su basi dirette e declinati sul rapporto fiduciario. E così inizia una convergenza del settore pubblico con quello privato che impone già da tempo agli studi legali in cerca di mandati di passare per la direzione legale. E nell’ottica di nuove logiche di premiazione e di esclusione fondate sulle norme di buona gestione aziendale interna, non si può prescindere dallo stesso beauty contest. Oltre a un meccanismo concorrenziale, il beauty contest incarna un processo di trasparenza capace di esternare le scelte e ragioni che portano a conferire l’incarico, tutelando gli interessi di tutti gli stakeholder a partire dagli studi che ne fanno parte. Con la diffusione sempre maggiore del beauty contest, vi è l’imporsi di una diversa cultura che determinerà che ogni sottrazione alla procedura equivarrà a una sottrazione al principio di trasparenza che ne sta alla base.

Si affermano così nel mercato dei servizi legali le migliori pratiche ma di cui il settore legale per troppi aspetti rimane ancora avulso. Qui predomina ancora una ristretta visione professionale sempre più lontana dai valori di trasparenza. Contro ogni codice di disclosure viene posto il riserbo esasperato: nessuna dichiarazioni dei fatturati, quindi, ma nemmeno chiarezza sulle remunerazioni quando si vuole nascondere al proprio interno la distinzione tra soci effettivi che partecipano agli utili e soci solo di nome. Molto lavoro è stato fatto per migliorare il buon governo e l’organizzazione interna, però gli assetti gestionali e operativi degli studi italiani rimangono modesti. Il distacco valoriale potrebbe essere colmato con l’ingresso di professionalità maturate in altri ambiti – nominando al proprio vertice, come ha fatto il londinese Mishcon de Reya, un chief operating officer non-legale responsabile per le decisioni strategiche a nome dei soci – ma questa ipotesi è troppo lontana per considerarsi una strada percorribile. Per il momento, rimane un divario culturale e valoriale sempre più marcato fra azienda e studio legale che dovrebbe impensierire tutti.

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Mishcon de Reya Anas, Snam, BlackRock, 4cLegal


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