Milano laboratorio di una nuova stagione delle privatizzazioni. Tutti d’accordo. Oggi, la redazione di TopLegal ha ospitato il Forum per la discussione del Manifesto per le Privatizzazioni ideato dall’Adam Smith Society, istituto di studi liberista. All’incontro hanno partecipato Ugo Arrigo, docente di Finanza Pubblica e Teoria delle Scelte Collettive presso la Facoltà di Economia dell'Università di Milano Bicocca, Stefano Boeri, architetto e candidato alle comunali di Milano con il Pd con Giuliano Pisapia, Edoardo Croci, ex assessore al trasporto del Comune di Milano e candidato alla lista civica “Progetto Milano Migliore” che sostiene la candidatura a sindaco di Letizia Moratti, Alessandro De Nicola, presidente di The Adam Smith Society e senior partner di Orrick, Alessia Mosca, deputato per il Pd e Alberto Toffoletto, partner di Nctm.
Milano è la città italiana che conta il maggior numero di partecipate, 93, dalle quali ottiene dividendi per circa 900 milioni di euro. Allora perché pensare alla privatizzazione di un sistema che fornisce risorse? Perché fino a oggi non vi è stata nessuna valutazione sugli effettivi risultati ottenuti dagli amministratori, sostengono i promotori del manifesto. Ancora più grave, secondo loro, è risultata l’inerzia rispetto al dovere di rendere competitive e ben gestite le imprese controllate dal Comune di Milano, che a confronto con le imprese private operanti negli stessi settori sul mercato europeo risultano avere costi più elevati e un valore aggiunto inferiore, con l’aggravante che i costi di tali inefficienze sono indirettamente sostenuti dai cittadini milanesi, sottraendo risorse al bilancio comunale.
E allora, attenzione alle opportunità che possono venire dalla cessione ai privati del controllo e della gestione di queste realtà (Milano Ristorazione, Sogemi, SEA, A2A, Milano Sport e Autostradale Serravalle, solo per citarne alcune).
Ma privatizzare non è facile. E non è solo una questione di colore politico. «Oggi, a Milano», dice Boeri, «abbiamo una maggioranza di centrodestra che dichiara un assoluto orientamento verso le privatizzazioni e le liberalizzazioni, faccio presente, invece, che al contrario, di quanto dichiarato, il comune di Milano è ad oggi il comune che ha il massimo patrimonio in azioni di società di capitale». Ma l’apertura all’avvio di una stagione delle dismissioni c’è. Secondo Croci, infatti, «non vi sono partecipazioni strategiche. Ci sono imprese municipalizzate che operano in servizi dove è presente il privato e in cui il pubblico non ha ragione di esserci». Inoltre la gestione pubblica non ha sempre esiti felici. Croci fa l’esempio del patrimonio immobiliare, dove il Comune «si è dimostrato un pessimo gestore».
L’obiettivo è chiaro e condiviso: ma come raggiungerlo? «Occorre un'analisi attenta di ciascuna situazione», afferma Boeri che aggiunge: «Il modello non dev’essere quello della holding che semmai è il modello che vuole adottare la controparte politica, ma bisogna analizzare caso per caso ogni partecipata e valutare il da farsi». Croci non raccoglie la provocazione e ribatte: «Con la privatizzazione il rischio che si corre è quello di creare un monopolio privato. Ma è un rischio che si batte con una buona regolazione. C'è molta diffidenza nei confronti delle privatizzazioni, e io sono d'accordo, perché alcune sono state fatte sapendo già a chi sarebbe andata la società e con quali scopi. Per risolvere questo, credo che i due strumenti cardine siano il contratto di servizio e la regolazione della tariffa».
Ma questi contratti, sottolinea Arrigo, «dovrebbero essere valutati da un ente di garanzia terzo, un gestore di rete, che ne certifichi la correttezza e ne dia l’approvazione». Gli avvocati stessi, rilancia Alberto Toffoletto, potrebbero avere un ruolo specifico in questo processo. «Sarebbe interessante non coinvolgere gli avvocati solo per la redazione del contratto ma coinvolgerli al tavolo in cui si possano decidere le regole per fare il mercato. Produrre una sorta di Libro Bianco delle partecipate del comune di Milano, in cui si analizzi ogni singolo caso». Per l’onorevole Mosca servirebbe un accordo bipartisan tra le due parti politiche che preveda, sull'esempio del "Como Vamos" adottato a Bogotà, «l’analisi periodica dei dati delle Pubbliche amministrazioni. Un agenzia per la trasparenza». L'importante, comunque, è non aspettare troppo. «L'epilogo della storia di Fincantieri, dove centinaia di persone stanno per perdere il lavoro», conclude De Nicola, «deve essere un monito. Per anni si è parlato di privatizzarla con una infusione di capitale che oggi sarebbe prezioso, in tempi in cui Fincantieri non era in sofferenza, si era parlato anche di soci di minoranza, ma l'importanza di quello che poteva essere una privatizzazione dell'azienda non è mai stato compreso davvero».
La versione integrale del forum sarà pubblicata sul numero di Luglio/Agosto 2011 di TopLegal
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