L’Aiga (associazione italiana giovani avvocati) ha compiuto 40 anni e ha celebrato l’evento con un congresso che si è incentrato sulla riforma a cui sta lavorando il governo. All’appuntamento hanno preso parte anche il ministro Giovanna Melandri (intervenuta quale responsabile delle politiche giovanili) e il segretario dei Ds, Piero Fassino. Entrambi accolti dai fischi dei giovani legali, piuttosto preoccupati dalla “rivoluzione” che il decreto Bersani prima e il disegno di legge Mastella sul riordino delle professioni poi, potranno provocare nella corporazione.
Valter Militi (in foto), presidente dell’Aiga, fa sapere a TopLegal che «tra la figura di stampo ottocentesco e un avvocato mercante, occorre capire chi debba essere l’avvocato del futuro». Militi è convinto che la soluzione stia nel mezzo e sia rappresentata da «l’avvocato equilibrista, tra umanesimo intellettuale e apertura alla modernità».
L’Aiga ha dato il suo placet sia alla necessità di specializzazione sia all'abolizione della tariffa minima in ambito stragiudiziale nonché alla libertà di comunicazione. Ma quello che non è disposta ad accettare è l’ingresso di un socio di capitale (di minoranza) all’interno dello studio. Un’opzione presentata, anche dal ministro Melandri, come uno dei principali sostegni per i giovani legali. «Siamo a favore delle aggregazioni ma non di misure che possano mettere a rischio l’indipendenza: l’ingresso di soci di capitale, ancorché di minoranza porrebbe gli avvocati in condizioni di potenziale conflitto d’interesse». Per Militi, più che un’opportunità per i giovani che vogliono dar vita a uno studio, questa sarebbe una buona occasione, per un possibile speculatore, di fare affari. A ben vedere però, più del rischio “avvoltoi”, potrebbe verificarsi un effetto boomerang: chi investirebbe mai nello studio di un neo avvocato? Gli eventuali capitali andrebbero a finire quasi certamente nelle casse delle boutiques o delle firm più affermate e quindi più capaci di far “fruttare” l’investimento in questione in tempi rapidi.
Anche sulla possibilità di comunicare, Militi vorrebbe che si stabilissero dei paletti: «Incentrare la comunicazione sulle tariffe può risultare deleterio: la gente rischia di affidarsi al “peggior offerente” sul piano della qualità del servizio, solo perché questo propone prezzi stracciati». Militi è per una comunicazione che sia principalmente incentrata sui servizi offerti dagli studi. Intanto il dibattito prosegue e presto il ddl diventerà legge.