Riforme

MINIBOND…MA NON TROPPO "MINI"

Follow-up sulla tavola rotonda "Nuove regole per le obbligazioni societarie: opportunità e limiti” tenutasi presso la sede milanese di Curtis Mallet-Prevost Colt & Mosle

20-06-2013

MINIBOND…MA NON TROPPO "MINI"

Minibond, ma non troppo mini. Né per portata strategica, né per dimensioni aziendali delle realtà che a oggi possono fruire delle agevolazioni sulle emissioni previste dal Decreto Sviluppo. È questo il messaggio emerso con forza ieri, 19 giugno, nel corso della tavola rotonda su “Nuove regole per le obbligazioni societarie: opportunità e limiti” tenutasi presso la sede milanese di Curtis Mallet-Prévost Colt & Mosle

Durante l’incontro, che ha registrato una notevole affluenza di pubblico – sintomo del vivace interesse suscitato dal tema – i partner Ian Tully – moderatore dell’incontro – Emanuella Agostinelli e Fabrizio Vismara hanno stimolato il dibattito sul tema degli ormai famosi “minibond”, alla presenza di esperti relatori come Pantaleo Cucinotta (responsabile debt capital markets in Banca Imi), Marco Clerici (responsabile debt advisory and restructuring di Equita Sim), Ranieri Venerosi Pesciolini (General Counsel del gruppo P&R Holding) e Roberto Capone (partner di Caramanti Ticozzi & Partners).

Considerato che, nell’attuale panorama italiano, le imprese dipendono mediamente per il 70% del proprio fabbisogno dal finanziamento bancario; che, tra esse, si annoverano circa quattro milioni di Pmi (quasi il doppio rispetto alla Germania) e che, per giunta, nonostante gli sforzi degli operatori, le operazioni di private equity concluse nel periodo 2007-2011 sono state appena 1200 (circa un quinto di quelle realizzate nel Regno Unito o in Germania), gli intervenuti hanno espresso opinione sostanzialmente favorevole all’iniziativa del legislatore di incentivare l’uso del prestito obbligazionario, facilitandone l’accesso per le società non quotate grazie alle norme contenute nel cosiddetto “Decreto Sviluppo” (D.L. n. 83/2012 e successive modificazioni). Un’idea che anche il mercato sembra finora aver consacrato al successo, visto l’aumento del ricorso a questa forma di finanziamento da parte delle imprese italiane nel 2013.

Tra le riflessioni fatte, in particolare la considerazione, supportata dall’evidenza delle emissioni finora eseguite nell’arco di quest’anno, che l’importo di un’emissione obbligazionaria, per riuscire a suscitare l’interesse degli “investitori qualificati”, non deve essere troppo esiguo. A ben vedere, non potrebbe essere altrimenti, se si considerano le notevoli dimensioni medie delle emissioni obbligazionarie sul mercato high yield europeo. Circostanze, queste, che confermano come le agevolazioni previste sul punto dal Decreto Sviluppo siano a oggi principalmente fruibili da parte di realtà aziendali di tutto rispetto dal punto di vista dimensionale. 

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CT&P, Curtis IanTully, EmanuellaAgostinelli, FabrizioVismara, RobertoCapone Banca Imi, P&R Holding


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