Avranno parecchie gatte da pelare i legali di Julian Assange, l'australiano fondatore di Wikileaks, attualmente l'uomo più ricercato del mondo, su cui spicca un mandato di arresto per violenza sessuale partito dalla Svezia, ma auspicato dallo stesso segretario di Stato americano Hilary Clinton, per via delle rivelazioni del sito. Lo svedese Hurtig Björn e l'inglese Mark Stephens (nella foto), meglio conosciuto in Uk come "sir media lawyer" hanno unito le loro forze nella difesa dell'uomo che ha messo in ginocchio le diplomazie del mondo intero e si è dato alla macchia.
Mentre l'Interpol cerca Assange, l'avvocato Stephens, 51 anni, strenuo sostenitore della libertà di stampa, ritiene che il mandato di cattura attenzionato al mondo con una "red notice" da parte della Svezia (non si tratta di un vero e proprio mandato di cattura internazionale, come fa notare Lettera 43), sia in realtà legato all'azione bellicosa degli Stati Uniti. E sottolinea che "In Svezia abitualmente non c'è la richiesta di arresto cautelativo ed è ancora più sospetta la domanda di isolamento".
Dal canto suo, Hurtig fa ricorso contro il mandato di cattura e scrive una lettera (pubblicata integralmente su Wikileaks, anche nella versione italiana), in cui spiega le ragioni per cui si opporrà alla richiesta di estradizione in Svezia, sottolineando che "Assange ha sempre chiesto di essere sentito dalla corte svedese, senza ricevere mai una risposta".
Legali di tutto rispetto, i due colleghi che dalla Svezia e da Londra difendono Julian Assange. Stephens, che ha una menzione nella Chambers Guide to the Uk Legal Profession 2011 per "avere eleganza e abilità nel maneggiare i media, che è ciò che davvero si richiede a un avvocato esperto di media", ha assistito CNN, Express Newspapers e Fashion Tv Russia, oltre che aver difeso con successo Salman Rushdie.
Nella vicenda penale, invece, Bjorn Hurtig due mesi fa ha sostituito l'avvocato Leif Silbersky, che "non si era immedesimato abbastanza nella questione".