Consulenza legale

Nel wealth management vince l'in-house

Il private banking ricorre agli studi esterni per soluzioni particolarmente innovative. TopLegal ne ha parlato con Alessandra Pitet, responsabile consulenza generale e contenzioso di Fideuram

26-11-2019

Nel wealth management vince l'in-house

 

 

Una maggiore proattività, soprattutto nella collaborazione con le strutture commerciali. È quanto si chiede oggi alle direzioni legali di imprese attive nel wealth management che chiedono sempre più spesso ai legali interni di individuare soluzioni in grado di soddisfare le esigenze dei clienti private, individui con ingenti disponibilità economiche. Le società di wealth management oggi tendono a svolgere in-house gran parte del loro lavoro, ricorrendo ormai agli studi esterni solo per cercare soluzioni particolarmente innovative.
 
«Il servizio legale è chiamato a predisporre, talvolta in modo "sartoriale", la documentazione necessaria alla corretta instaurazione dei rapporti contrattuali. Il legale, inoltre, è chiamato a collaborare attivamente con le strutture commerciali per individuare soluzioni giuridiche che rispondano alle concrete esigenze dei clienti, sempre più sofisticate. In questo modo cerchiamo di contribuire al consolidamento di Fideuram in Italia e, da ultimo, anche alla sua espansione in ambito internazionale» ha detto a TopLegal Alessandra Pitet (in foto), responsabile della consulenza generale e contenzioso di Fideuram Ispb.

Fideuram Ispb, assieme alle sue controllate Intesa Sanpaolo Private Banking, Sanpaolo Invest Sim, Siref Fiduciaria, Fideuram Investimenti Sgr e le controllate estere, è la divisione private di Intesa Sanpaolo. Gestisce masse per un totale di circa 230 miliardi di euro ed è caratterizzata da obiettivi di investimento diversificati, che coinvolgono sia esigenze patrimoniali complesse sia la pianificazione del passaggio generazionale. Si avvale del contributo di una rete di quasi 6.000 private banker, con il supporto di professionisti sia interni sia esterni all’azienda. La direzione affari legali di Fideuram comprende complessivamente 60 risorse, di cui 40 legali e 20 dedicate alla gestione reclami.

Come è organizzata la struttura legale di Fideuram?
L’organizzazione della struttura è pensata in modo da fornire un’assistenza legale, sia per quanto riguarda la consulenza sia per quanto riguarda il contenzioso ed il precontenzioso, che copra tutte le aree di business della società e delle sue controllate, garantendo alti profili di specializzazione. Questo modello è imposto dalla crescente settorialità delle attività finanziarie, che si sviluppano in ambiti territoriali e normativi sempre più articolati. La struttura è dotata per questo di distinte unità, ciascuna con una propria area di competenza e un responsabile. Ciò non esclude, ovviamente, che si cerchi di garantire lo scambio di informazioni e di competenze tra le unità, nella consapevolezza che l’attività svolta da ciascuna di esse debba porsi in sinergia con il lavoro delle altre.     

Qual è la principale difficoltà per la direzione legale di un’impresa attiva nel wealth management?
Il principale ostacolo deriva - dispiace ammetterlo - dalla "ipertrofia" che ha connotato la recente produzione normativa nel nostro settore e dall’assenza di un adeguato coordinamento sistematico. Alcune fonti - penso, ad esempio, alla materia consumieristica, alla Idd ed alla Mifid 2 - disciplinano alcuni aspetti con approcci non sempre omogenei; il che rende non facile il ruolo di chi è chiamato a dare supporto interpretativo alle funzioni di compliance. Un ulteriore elemento di difficoltà deriva dalla crescente esigenza di fornire risposte esaustive in tempi stretti; anche il nostro settore sconta, la globale tendenza delle persone ad accorciare i tempi di risposta, nella convinzione – non sempre veritiera – che la rapidità di una soluzione ne garantisca anche l’efficacia.

Come la direzione legale supporta la realizzazione degli obiettivi aziendali?
È indispensabile, anzitutto, fare affidamento su risorse preparate, aggiornate ed affidabili. Ma non basta. È necessario anche che l’attività sia organizzata in modo da attribuire corretti livelli di autonomia e di seniority, al fine ultimo di dare a ciascuno un adeguato stimolo alla crescita personale ed all’aggiornamento. Va detto anche che la mission della struttura legale si distingue da quella delle strutture tipicamente deputate alle attività di controllo, essendo spesso chiamata a ricercare un delicato bilanciamento tra il dovere di contenere i rischi legali e l’esigenza di favorire la competitività, la cui tutela, del resto, trova riconoscimento – a livello di sistema finanziario - anche nel Tuf. È in questa ottica che cerchiamo ogni giorno di predisporre i nostri pareri e i testi contrattuali e di partecipare alle varie progettualità della banca. La nostra struttura ha seguito, sotto il profilo legale e contrattuale, tutte le principali implementazioni tecnologiche che, nel tempo, sono state sviluppate per assicurare l’efficienza dei processi commerciali

Quali sono i dossier interni che hanno impegnato maggiormente nell’ultimo anno?
Le disposizioni normative che hanno trovato efficacia in Italia a partire da gennaio del 2018 - in particolare Mifid 2, Gdpr e Idd – ci hanno imposto un approfondito assessment dei contratti che regolano le attività della Banca e della modulistica necessaria alla corretta instaurazione dei rapporti. La nostra struttura ha curato la predisposizione dei nuovi documenti e la comunicazione ai clienti delle principali novità normative. Abbiamo inoltre contribuito a vari progetti per l’implementazione dei processi It necessari a consentire a Fideuram di adempiere ai nuovi obblighi, tra cui - in primis – quelli connessi all’informativa sui costi e oneri, imposti da Mifid 2. In tale ambito è stato utile avere un costante raffronto con gli uffici legali di altri aziende, anche tramite la partecipazione ai tavoli tecnici presso le principali associazioni di categoria. Si è poi lavorato – come naturale in questa epoca e come già ricordato– nei progetti di crescente digitalizzazione delle relazioni e della contrattualistica fra banca e cliente.

Quali richieste vengono di norma gestite in house e quali sono affidate ai consulenti legali esterni?
In questi anni abbiamo cercato di favorire la crescita professionale e l’aggiornamento delle nostre risorse, anche al fine di ridurre il ricorso a consulenze esterne. Ciò non solo deriva da un’esigenza di contenimento dei costi, imposta dall’attuale contesto di mercato, ma risponde anche a una precisa scelta. Solo i legali interni, infatti, dispongono di un’adeguata conoscenza della realtà aziendale e delle peculiarità del nostro modello di servizio. Il coinvolgimento delle professionalità esterne resta, ovviamente, una scelta doverosa in tutti i casi in cui siamo chiamati a valutare soluzioni particolarmente innovative, rispetto alle quali non è possibile disporre di sufficienti riferimenti dottrinali e giurisprudenziali.   

Come vengono scelti i professionisti esterni?
Nel caso in cui sia necessario incaricare legali esterni - e questo avviene ovviamente sempre nell’ipotesi di contenzioso giudiziario, sia passivo sia attivo - facciamo ricorso a un’apposita  procedura di nomina, che prevede il conferimento dell’incarico ad avvocati  inseriti nell’albo interno a seguito di apposita selezione. La scelta concreta viene poi effettuata tenuto conto della specializzazione richiesta per la difesa, nonché del criterio territoriale e di diversificazione degli incarichi. Ovviamente è sempre prevista la possibilità di fare ricorso ad avvocati "extra albo" in caso di esigenze straordinarie, tenendo sempre in considerazione criteri di professionalità, competenza, competitività ed integrità.


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