Approvato il piano ma con qualche riserva. I giudici Filippo Lamanna, Roberto Fontana e Filippo D'Aquino hanno accolto la proposta di concordato preventivo (accordo con i creditori) che prevede la costituzione di una newco che gestirà le attività cliniche e di ricerca e un investimento in quote paritarie di 250 milioni di euro da parte dello Ior (assistito dall'avvocato Michele Briamonte di Grande Stevens) e dell'imprenditore genovese Vittorio Malacalza (seguito dall'avvocato Barabino di Genova).
Ma nelle 30 pagine del provvedimento, alcune clausole lasciano aperta la porta a nuovi investitori. La strada indicata dal Tribunale, quella del concordato preventivo con condizioni e clausole, sarebbe una quarta via, rispetto alle ipotesi finora valutate: l’ammissione al concordato preventivo, richiesta dal San Raffaele (assistito da Francesco Gianni partner di Gianni Origoni Grippo & Partners); il fallimento, su indicazione della procura e la dichiarazione dello stato di insolvenza, con conseguente amministrazione straordinaria, come chiesto, sempre dalla Procura. Sull'iter del concordato, se le previsioni saranno confermate, vigileranno anche tre commissari giudiziali.
Una decisione che lo Ior e Malacalza non si aspettavano. I 250 milioni di euro che, secondo il piano, dovrebbero essere il contributo di Ior e Malacalza, infatti, potrebbero non essere sufficienti secondo i pm e sulla base di quanto riferito da alcune fonti a TopLegal.it, l'ipotesi è quella che sarebbero necessari circa 600 milioni di euro per il salvataggio del colosso sanitario. Lo Ior e Malacalza, tuttavia, sempre secondo quanto risulta a TopLegal.it, sarebbero ancora disposti al salvataggio ma non a qualunque prezzo. A quel punto, dunque, si aprirebbe l'ipotesi di nuovi investitori, una sorta di gara per l'ingresso di nuovi soci in zona cesarini, ma nel caso in cui questi non si trovassero, Ior e Malacalza potrebbero non accettare le nuove condizioni e tirandosi indietro spianare la strada, di fatto, al fallimento del San Raffaele.
La decisione dei giudici recepirebbe, almeno in parte, dunque, le perplessità sollevate dalla Procura, che aveva presentato un'istanza di fallimento.
Il pm ha segnalato, nella sentenza, pubblicata integralmente da Corriere.itche «gli Investitori comprerebbero le attività ospedaliere con un forte sconto, in quanto il multiplo implicito dell'acquisizione sarebbe quello minimo di 6 volte l'EBIDTA (ragguagliabile ad un equity value di euro 247.841), si che, in definitiva, gli Investitori acquisirebbero NewCo a solo 2 volte il suo patrimonio netto».
All'interno della sentenza, si fa riferimento, inoltre, all'ipotetico conflitto d'interessi, che avrebbe portato alla riduzione del prezzo, blindato, d'acquisto, come sottolinea la sentenza stessa, «aver lasciato fuori dai conguagli i cespiti core più sostanziosi della conferenda azienda ospedaliera possa alimentare nei terzi qualche dubbio sul perché il prezzo offerto dagli Investitori sia stato blindato con riferimento al controvalore di tali cespiti (c'è il rischio che siano stati sottostimati?) e dall'altro di aver affidato a consulenti/periti selezionabili sempre dagli stessi soggetti (giacché gli Investitori compongono quel consiglio di amministrazione della Fondazione che, quale controparte dei primi, dovrebbe nominare gli altri e diversi consulenti/periti) possa a sua volta alimentare il dubbio che le stime di conguaglio vengano poi fatte i modo tale da non valorizzare necessariamente al massimo le poste che ne sono oggetto, ancora una volta con possibile dispersione di valori attivi in pregiudizio dai creditori della Fondazione».
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Grande Stevens, Gianni & Origoni FrancescoGianni, MicheleBriamonte Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor