Si è chiusa la fase delle grandi operazioni. Capacità e specializzazioni sono cresciute del mercato. E ora è partita una nuova fase, che guarda alla specializzazione degli operatori e all’emergere di nuove asset class. Queste le indicazioni emerse dalla tavola rotonda di apertura dell’evento Npl Italy, organizzato a Milano il 19 e 20 giugno da SmithNovak e con mediapartner TopLegal, che ha offerto un’ampia panoramica dello stato dell’arte del comparto dei Non performing loans (Npl), coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dai consulenti alle banche, dai compratori ai venditori.
In Italia le banche hanno già trasferito a fondi e società specializzate di servicing oltre 150 miliardi di crediti deteriorati, tuttavia ce ne sono altri 118 a pesare sui bilanci. In questo quadro, come delineato dalla relazione introduttiva di Luca Cosentino, partner di Ey, si possono osservare alcuni principali trend in corso in termini di operatori, asset class, servicing. Se ha deluso l’avvio del mercato secondario (probabilmente frenato dalle asimmetrie informative), si sta invece assistendo al ritorno delle grandi negoziazioni bilaterali per operazioni strutturate che includono anche accordi di servicing.
La spinta sulla specializzazione
Le vicende geopolitiche non hanno fatto registrare particolari tensioni sui prezzi. Piuttosto il mercato si sta muovendo verso una maggiore selezione degli investitori in ogni asset class di riferimento e dimensione di operazione. In altri termini, si rileva come le operazioni richiamino l’interesse oggi di 3-4 operatori specializzati, contro i 20-30 di qualche tempo fa che includevano anche diversi nuovi entranti sul settore.
Un esempio di scelta di specializzazione arriva dalle strategie di Illimity, la start up creata da Corrado Passera a inizio 2018, che sta puntando su alcune specializzazioni del mercato corporate — e non sulle economie di scala legate ai volumi delle operazioni — e su logiche flessibili proponendosi come investitori di single name (crediti di una sola azienda) o di portafogli, come finanziatori di altri compratori e come servicer specializzati. Su questo fronte, la banca ha appena lanciato neprix e, come rivelato nel corso della tavola rotonda del Npl Italy da Andrea Clamer, responsabile della divisione Npl di Illimity, non esclude acquisizioni ad hoc su player focalizzati in uno specifico processo o sottoprocesso.
In secondo luogo, sono finalmente arrivate sul mercato nuove tipologie di asset class, come i crediti Utp (Unlikely to pay) e il leasing. Per i primi, ha fatto notare Cosentino, se ne è parlato molto nel 2018, ma a fronte di poche operazioni nello scorso anno. È finalmente con il primo semestre 2019 che stiamo assistendo a una pipeline di operazioni allo studio. Tra queste le trattative tra Intesa Sanpaolo e Prelios per un portafoglio di dieci miliardi di euro tra cessione e gestione, così come la riedizione del progetto Sandokan da parte di Unicredit su un portafoglio di 2 miliardi lordi di crediti problematici, principalmente Utp.
L’impatto della regolamentazione
La Gacs, la garanzia statale sugli Npl introdotta nel 2016, ha dato la spinta principale al processo di deleveraging ed è stata prorogata per altri due anni. Per Anne Fröhling, che si occupa di supervisione e di Npl nella Banca centrale europea, la Gacs può essere considerata oggi un’esperienza di successo tanto che viene spesso nominata come best practice in altri Paesi europei. Nel futuro, a seguito del rinnovo, è destinata a giocare un ruolo ugualmente centrale, sebbene le previsioni degli esperti siano per un riallineamento dei prezzi delle transazioni alla luce delle nuove restrizioni previste per lo strumento. Un ruolo che, come ha però ricordato Fröhling, è stato accompagnato da una spinta decisa da parte della Bce in tema di Npl attraverso l’introduzione di una guidance specifica nel 2017 con cui l’Eurotower ha chiesto alle banche di adottare una strategia chiara per i crediti deteriorati.
Da allora sono stati diversi gli sforzi fatti dalle autorità di supervisione europee, inclusa la definizione delle aspettative di vigilanza in merito agli accantonamenti per i nuovi Npl (calendar provisioning). Si tratta di un’integrazione — tuttora in fase di discussione a livello europeo — che fa riferimento alle aspettative quantitative in termini di tempistiche e di livelli minimi degli accantonamenti delle banche, per evitare che il credito deteriorato diventi troppo vecchio all’interno dei bilanci. In altri termini, ci dice quando un prestito diventa Npl e in quanto tempo la banca deve realizzare l’eventuale collaterale a garanzia. Le misure regolamentari di questi anni hanno avuto chiaramente un impatto sull’operatività delle banche sotto vari aspetti. Oggi il calendar provisioning apre un nuovo fronte di evoluzione e sotto il suo effetto, come sottolineato da Massimo Prestipino, Head of Disposals (Npls/Utps) di Unicredit, le cessioni diventeranno un elemento quasi industriale della catena di gestione del credito.
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