Simmons & Simmons

Nuovo centro di gravità permanente

Primo bilancio "milanese" per l'insegna. Accornero spiega la nuova strategia

06-06-2017

Nuovo centro di gravità permanente

Il passaggio poteva non essere indolore. Ma la scelta si sta rivelando azzeccata. La chiusura della sede di Roma per l'inglese Simmons & Simmons con il trasferimento del baricentro a Milano implicava il rischio di un depauperamento di professionisti. «Con la chiusura di Roma alcuni validi professionisti, che per vari motivi non si sono trasferiti, li abbiamo persi», spiega a TopLegal Andrea Accornero (nella foto), country head dell’insegna, succeduto da novembre 2016 a Michele Citarella.

L’esito dell’operazione non era per nulla scontato. Ma, assicura Accornero, i benefici si stanno facendo vedere sia sul fronte dei costi sia della maggiore coesione e dell’interscambio quotidiano, che si traduce in una migliore gestione degli equilibri interni. Il bilancio arriva al primo giro di boa dell’insegna nella sua veste Milano-centrica: ad aprile si è chiuso il primo anno finanziario senza la sede di Roma che, dice Accornero, senza dare disclosure sulle cifre, «ha evidenziato un fatturato in leggera crescita con margini invece cresciuti moltissimo. Oggi possiamo dire che abbiamo fatto bene a concentrare le nostre operation per l’Italia su Milano. Il trend in atto di divaricazione tra Roma e Milano ancora non era così chiaro come è oggi con una ormai totale concentrazione delle banche e dei fondi su Milano che ha catalizzato anche il contenzioso specialistico, come per esempio quello del settore farmaceutico». Queste scelte, spiega Accornero, coincidono con l’intenzione di replicare il modello adottato dalla firm: da un lato si punta a riproporre la più ampia strategia di avere per quanto possibile un unico studio per giurisdizione, dall’altro gli investimenti che da Londra si stanno facendo in certi settori sono in corso anche in Italia.

Presente da oltre vent’anni in Italia, Simmons & Simmons ha attraversato alcune fasi di difficoltà, tra cui la crisi partita dalla City nel 2010 sulla scia delle turbolenze economiche mondiali e qualche anno fa un periodo di riflessione iniziato nel febbraio 2015 quando i partner Piergiorgio Leofreddi e Vinicio Trombetti, entrambi professionisti specializzati in capital markets, hanno lasciato l’insegna per Jones Day. Rispetto al 2008 quando gli uffici italiani contavano 141 professionisti e 22 partner, nel 2013 il numero si era ridotto a 62 professionisti e 15 partner divisi tra Roma e Milano, registrando anche le uscite di Marco Franzini e Filippo Pingue ora stiamo andando in una precisa direzione che si articola attorno a due linee guida principali: l’attenzione alla compatibilità tra professionisti e all’aspetto relazionale interno allo studio; la focalizzazione sulle nostre industry d’elezione».

Andare a Milano significa per lo studio concentrarsi sulla finanza. La prima mossa è stata quindi ricostruire l’area capital markets. Dopo una lunga ricerca, è arrivato il colpo giusto: lo studio nell’ottobre 2016 ha annunciato il doppio lateral della socia equity Paola Leocani e di Nicholas Lasagna (entrambi dall’americano White & Case), promosso nell’occasione a socio equity. Da qui è partita la recente ripresa. Ma il percorso è lungo e la ricerca di professionisti da integrare è ancora in corso.

L’obiettivo indicato è una crescita selettiva per arrivare in area 85-90 professionisti. «Stiamo cercando ancora professionisti nella finanza strutturata – dice Accornero – per noi è importante per esempio l’area delle cartolarizzazioni, un’area che nello studio ha sempre avuto grande successo. Sul mercato non ci sono molti professionisti con questa specializzazione a cui si aggiunge una notevole segmentazione tra così detti esperti di Npl, di asset connessi al credito al consumo e o al leasing. È un’attività molto dispendiosa in termini di forza lavoro ed è difficile trovare il giusto equilibrio dimensionale a livello di squadra». Con in più la necessità di muoversi con cautela sul fronte dei Npl, che potrebbe essere la prossima bolla del mercato legale. «Sta diventando un mercato più affollato delle operazioni – mette in guardia Accornero – gli studi si attrezzano ma siamo di fronte a una pipeline di operazioni che non sempre si concretizzano».

L’articolo completo sarà pubblicato nel numero di agosto/settembre di TopLegal Review 

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Simmons & Simmons, Jones Day, White & Case AndreaAccornero, MarcoFranzini, FilippoPingue, PiergiorgioLeofreddi, MicheleCitarella, PaolaLeocani, NicholasLasagna, VinicioTrombetti


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