Nel numero di settembre di TopLegal, la storia di copertina è dedicata all'evoluzione del ruolo del general counsel. Un'evoluzione che sta riscrivendo non solo i rapporti con gli studi legali esterni ma anche quelli all’interno dell’azienda. Il quadro normativo e regolamentare sempre più complesso, insieme all’ampliamento dei rischi, determinano in modo crescente gli obblighi e i comportamenti dell’azienda. E in questo ambito, la figura del General counsel dispone di una visione privilegiata quale esperto capace di anticipare e prevenire i rischi e i problemi che potrebbe affrontare l’azienda.
Dalla funzione di “barometro” legale, in grado di prevedere l’andamento e il maturare di situazioni in continuo mutamento, il passo verso un ruolo strategico del General counsel è breve. Il passaggio da tecnico del diritto a partner di business potrebbe sembrare una transizione logica, ma l’evoluzione del General counsel è molto meno scontata. Le esigenze della competitività, dell’innovazione constante e della crescita sostenibile hanno reso fondamentale come non mai la capacità di tenere in equilibrio, da una parte, la necessità di assumere il rischio – fondamentale per ogni attività imprenditoriale – e, dall’altra, la gestione del rischio. Il General counsel è chiamato a valutare il rischio senza esserne paralizzato, e a mediare tra interessi legali e commerciali attraverso soluzioni che possano conciliare le normative e gli obblighi di adeguamento con i progetti aziendali.
Evidentemente, la tensione tra diritto e business in questi casi è innegabile. Ma dall’esperienza americana, notoriamente foriera dei trend di mercato, arriva la chiave di volta per una nuova definizione del ruolo del General counsel, in grado di sintetizzare e superare le tensioni tra legge e affari. Un General counsel che, sempre più spesso Oltreoceano, nella percezione degli altissimi vertici aziendali prende il posto che un tempo rivestivano i grandi consulenti esterni, i senior partner degli studi di fiducia. In altre parole, non solo avvocato ma “saggio” consigliere, che non si limita a farsi promotore di ciò che è legale, ma anche di ciò che è “giusto” fare.
L'appuntamento con "Settori e mercato" propone un'analisti dei lateral hire nel biennio 2011-2013: in aumento la volatilità nei settori lavoro e tax, ma è ancora il corporate a fare il pieno di lateral. Sulla destinazione degli equity cresce l’orientamento verso lo studio internazionale. Mentre in Primo Piano un approfondimento sui "Nuovi affari in salsa 231". Sono ai nastri di partenza le Linee Guida dell’Agcm sui compliance antitrust programmes. Per gli in-house rappresentano uno strumento per ottenere un ruolo sempre più determinante in azienda. Per i consulenti di Antitrust, invece, potrebbero far nascere un business in grado di compensare, seppur in parte, le perdite legate al recente innalzamento delle soglie. Le premesse sembrerebbero esserci. Adesso serve capire se la nuova direttrice segnata dall’Agcm riuscirà a scuotere le aziende italiane dalla tradizionale pigrizia culturale legata ai temi della prevenzione e dell’etica.
Il caso di studio è KStudio. Terza in Europa per volumi, la divisione legale italiana di Kpmg sta facendo da apripista per il rilancio del legal nel network. Una progettualità che punta sullo sviluppo del ruolo in-house, un’offerta chiavi in mano che coniuga tax e legal e la capacità penetrativa nel mid market. Mentre, in agenda per settembre, una doppia intervista in-house. A parlare a TopLegal delle loro direzioni sono Gianpaolo Accossato, General counsel di Magneti Marelli, e Antonio Corda, Head of legal di Vodafone.
Su E-edicola è disponibile la versione integrale del numero.
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