Riciclaggio

OPERAZIONI SOSPETTE, POCHE SEGNALAZIONI

Un convegno sull'antiriciclaggio organizzato da TopLegal e studio Carnà

15-10-2012

OPERAZIONI SOSPETTE, POCHE SEGNALAZIONI

Sono ancora esigue le segnalazioni riguardanti operazioni sospette di riciclaggio da parte degli avvocati. Se tra il 2010 e il 2011 il numero aveva registrato un timido incremento - 12 segnalazioni in entrambi gli anni - nei primi sei mesi del 2012 si è verificata una battuta d'arresto, con appena due alert lanciati dalle toghe. Il dato è emerso nel corso dell'evento organizzato da TopLegal con lo studio Carnà, svoltosi l'11 ottobre presso Spazio Chiossetto, dedicato al contrasto al fenomeno del riciclaggio. 

I relatori- Italo Borrello, funzionario Uif-divisione cooperazione internazionale, Ascenzionato Raffaello Carnà, fondatore studio Carnà, Eugenio Fusco, pubblico ministero, Tommaso Giacomino, vice direttore Uif e Claudio Visco, managing partner dello studio Macchi di Cellere Gangemi - hanno cercato di ripercorre la storia dell'antiriciclaggio in Italia e individuare i punti deboli, soprattutto nel farne rispettare la disciplina.

«Era il 1988 quando la Convenzione di Vienna menzionò per la prima volta il riciclaggio - ha esordito Tommaso Giacomino - e da allora varie fonti normative a livello internazionale, comunitario e nazionale sono intervenute per elevare il livello d'attenzione e contrastare maggiormente il fenomeno. In Italia è stata la legge 197/1991 a introdurre il sistema antiriciclaggio, il cui obiettivo principale è tutelare la solidità, l’integrità e la stabilità degli enti creditizi e finanziari, nonché la fiducia del sistema finanziario nel suo complesso, contro il rischio di riciclaggio».

In seguito sono state rafforzate le misure. Quelle che possono essere chiamate
«le due 231», quella del 2001 e quella del 2007, hanno focalizzato l'attenzione sul problema. «È stato il decreto legislativo 231/2001 a introdurre nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità amministrativa degli enti», precisa Raffaello Carnà. «Ma è con l'articolo 6 - prosegue - che viene contemplata una forma di esonero da responsabilità dell’ente se questo è in condizione di dimostrare di aver adottato (ed efficacemente attuato) modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la realizzazione dei cosiddetti reati, è indispensabile, inoltre,aver affidato il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del modello ad un apposito organismo di vigilanza (Odv)».
È dunque fondamentale, in primo luogo, che il modello sia adeguato all'azienda, costruito intorno a essa, e che l'Odg sia presente e attivo nel controllo e nella sua implementazione. «Organizzarsi contro il riciclaggio - puntualizza il pm Fusco - vuol dire conoscere il territorio in cui si opera. Se l'azienda è disclocata in zone ad alto impatto mafioso è un elemento di cui si deve necessariamente tenere conto».

Quella della 231 è stata una riforma epocale, a detta di molti, ma l'introduzione di alcuni obblighi per i professionisti li ha posti davanti a una serie di difficoltà.  «Il D.lgs 231/2007 - interviene Claudio Visco - ha introdotto l'obbligo, per i professionisti, per cui anche per gli avvocati, di verifica della clientela, di registrazione e di segnalazione, prevedendo anche sanzioni penali e amministrative in caso di mancata segnalazione. Tuttavia le sanzioni non sono state differenziate tra intermediari finanziari e professionisti e ad entrambi possono essere addebitati fino al 40% dell’importo dell’operazione per mancata segnalazione di operazione sospetta».

Ma quando un' azione è, quindi da ritenersi sospetta?
«Quando - spiega Italo Borrello - i professionisti sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare, lo stato di esecuzione dell'operazione illecita è in corso, compiuta o tentata e se il sospetto è fondato». Il d.lgs. 231/2007 ha introdotto un principio di collaborazione responsabile,  basato sulla valutazione discrezionale del rischio di riciclaggio, cui vanno commisurate entità e incisività delle misure di prevenzione e contrasto.

Ma tra le maggiori difficoltà nel fare segnalazioni menzionata dagli avvocati c'è quella del segreto professionale. Segnalare un cliente, spiegano, può far decadere quel vincolo di segretezza che lo lega al suo legale. E questa spiegazione viene addotta per giustificare lo scarso numero di segnalazioni da parte delle toghe: da 3 del 2006 a 12 del 2011 e 2 nel primo semestre 2012; sono però complessivamente in crescita quelle da professionisti e operatori non finanziari: 1.113 nel primo semestre 2012 (di cui 844 da Notai e Consiglio Nazionale Notariato), sul totale di 34.375.


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Macchi di Cellere Gangemi, Carnà ClaudioVisco, TommasoGiacomino Banca d'Italia


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