Lo studio legale Orrick è a lavoro su quella che sarà la nuova battaglia contro il decreto Romani e il IV conto energia. Dopo il contenzioso internazionale contro lo Stato italiano portato avanti da Bonelli Erede Pappalardo a fianco di un gruppo di aziende straniere per contravvenzione ai principi sanciti dal Trattato sulla Carta dell'Energia di Lisbona del 1994 e il ricorso in Commissione europea di Watson Farley Williams a fianco di Sos Rinnovabili contro il decreto Romani, entrambi presentati prima ancora dell'uscita del IV conto energia.
Tra un paio di settimane, infatti, dovrebbe essere presentato il ricorso al Tar del Lazio con il fine di sollevare l'incostituzionalità sia del decreto Romani che del IV conto energia.
«Stiamo predisponendo un'azione legale per conto dell'associazione Sos Rinnovabili e diversi loro associati, unitamente anche allo studio del professor Federico Sorrentino», conferma il socio dello studio Carlo Montella, che spiega, «Si tratta di un di ricorso al Tar Lazio verso l'ultimo decreto del Ministero dello sviluppo economico che ha disciplinato il Quarto conto energia. Scopo dell'azione è quello di sollevare la questione di costituzionalità in relazione al decreto e al Decreto legislativo 28/2011 ( decreto Romani ), in virtù del quale il Quarto conto energia è stato adottato. Faremo leva sulle violazioni delle leggi nazionali (Costituzione, artt. 3 e 76, nonché legge delega) che si muovevano in una direazione opposta, di supporto alle rinnovabili , nonché sull'infrazione dei patti internazionali come il Trattato di Lisbona e delle regole comunitarie. Inoltre nel ricorso saranno promosse anche richieste risarcitorie».
All'interno del ricorso, conferma il socio dello studio, saranno inserite anche le richieste di risarcimento e, inoltre, nell'attesa della decisione del Tar, gli avvocati avanzeranno la proposta di sospensione, «l'augurio è quello che il Tar non solo ravvisi elementi di incostituzionalità, ma anche che, nelle more della decisione di merito con sentenza, conceda la sospensione del le norme illegittime in via cautelare», conferma Luisa Bagarotto (in foto) of counsel di Orrick, che spiega il perché della scelta del ricorso al Tar, «Abbiamo scelto di procedere anzitutto con il ricorso al Tar perché a nostro avviso può essere maggiormente efficace; inoltre, tale azione è soggetta a decadenza breve, infatti è possibile presentare il ricorso al Tar entro 60 giorni dal momento della pubblicazione del decreto, cioè a partire dal 12 maggio, per cui avremo tempo fino a circa metà luglio».
Nel caso in cui il Tar rilevasse elementi di incostituzionalità, potrebbe sollevare questione incidentale presso la Corte Costituzionale la quale potrebbe annullare le norme "incriminate".
Ma non solo il Decreto Romani e il IV conto energia hanno lasciato l'amaro in bocca agli operatori e investitori del settore, anche le nuove regole dettate dal Gse, per l'iscrizione al registro dei grandi impianti, hanno aggravato la situazione e anche in questo versante potrebbero emergere nuovi contenziosi.
«Anche nei confronti del Gse si sta pensando a delle azioni individuali, fondate su rigetti alla concessione delle tariffe incentivanti. Potrebbero fioccare contestazioni, anche a causa delle complesse procedure e dei documenti richiesti per l'iscrizione al Registro dei grandi impianti, come la certificazione Dia, di difficile ottenimento in tempi brevi. Si pensi che ci sono Comuni che hanno già 700 richieste, che non potranno evadere nei tempi strettissimi previsti dalla normativa in materia di iscrizione al Registro», afferma Bagarotto.
A detta degli avvocati della law firm il lavoro per gli esperti di Energy non calerà, a dimostrarlo è anche la possibilità di numerosi contenziosi, come confermano i legali di Orrick : «Il lavoro per gli avvocati è in crescita anche a causa di questa corsa al 31 agosto per avere accesso ai primi incentivi. Poi ci sono i contenziosi che scaturiranno, il mercato secondario che si sta sviluppando di compra vendita di impianti già in esercizio, lo sviluppo di progetti, i rifinanziamenti. Inoltre ci sono le assistenze agli investitori stranieri, che non sono fuggiti ma continuano a investire in Italia. Infatti ci sono investitori, in particolare cinesi, indiani, israeliani e americani che investono non solo in Italia ma anche in Europa dell'est, sud America, Africa».
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