Orrick Herrington & Sutcliffe chiude l’anno in positivo e aggiunge alle proprie casse 900mila euro in più rispetto all’anno scorso. Secondo quanto comunicato dall’insegna al Centro Studi di TopLegal, il 2018 terminava con un fatturato pari a 37,1 milioni di euro, mentre l’anno fiscale successivo vede l’incasso di 38 milioni. Si mantiene stabile, dunque, la posizione della law firm americana nell’ambito degli studi maggiormente competitivi sul suolo italiano. Da anni nella TL25, la classifica di TopLegal riguardante i principali studi operanti in Italia, l’insegna si attesta alla 16sima posizione nel TopLegal 40 Index, indice dell’eccellenza creato da TopLegal.
In aumento anche la compagine dello studio legale, che passa da 125 professionisti a 132 di cui 8 sono soci equity (uno in più rispetto all’anno scorso). La law firm americana, infatti, nel corso del 2019 ha messo a segno alcuni importanti lateral hire. L’ingresso della partner Jean Paule Castagno ha consolidato il dipartimento di penale d’impresa, mentre l’arrivo del partner Marco Boldini ha rafforzato regulatory e fintech. L’anno passato verrà ricordato dallo studio anche per diverse promozioni interne, sia a livello locale che europeo. A febbraio Marco Mancino è stato promosso partner; a livello nazionale, Attilio Mazzilli è divenuto responsabile del dipartimento tech in Italia e la partner Francesca Isgrò responsabile del dipartimento di diritto amministrativo. A livello internazionale, a riprova del crescente peso specifico delle sedi italiane, Patrizio Messina (in foto a sinistra) è stato nominato dal board di Orrick partner in charge for Europe. Contestualmente alla sua nomina, quella di Guido Testa (in foto a destra) a office leader delle sedi di Milano e Roma. Una perdita di peso da segnalare è invece l’uscita del partner Gianrico Giannesi, ex responsabile del banking and finance group delle sedi italiane, alla volta di Chiomenti.
Alla luce dell’incrocio dei dati forniti dallo studio, TopLegal calcola per lo studio una revenue per partner (Rpp) di quasi 2 milioni di euro – spalmata per i 21 soci, tra salary ed equity – e una revenue per lawyer (Rpl) di poco meno di 288 mila euro.
Secondo quanto riportato dall’insegna, la chiusura positiva del 2019 è avvenuta al traino delle practice finance, M&A e private equity, energy, technology, antitrust e white collar crime. Un posizionamento di spessore è stato evidenziato da questa stessa testata per quanto riguarda i minibond, mercato in cui l’Osservatorio del Politecnico di Milano posiziona Orrick in cima alla classifica degli studi legali più attivi nel 2019. Mandati core per lo studio, sotto la guida di uno dei massimi esperti in Italia di Npl Patrizio Messina, risultano le cartolarizzazioni di portafogli di non-performing loans. Per quanto riguarda l’M&A, TopLegal ha registrato nel 2019 un aumento dell’attività dello studio in questo settore in termini di deal (+13) e controvalore (+102,8%), giunto a 2 miliardi.
In termini di trasparenza, si segnala che Orrick partecipa dal 2005 alla ricerca del Centro Studi di TopLegal dedicata ai fatturati, con l’eccezione del solo triennio 2014-2016. L’insegna è solita comunicare il proprio fatturato, il numero di professionisti che lavorano al suo interno - e nello specifico delle donne presenti in studio - e il numero dei soci equity. Dal 2012, invece, non fornisce i dati riguardanti l’utile.
L’analisi completa del Centro Studi di TopLegal dedicata ai fatturati 2019 degli studi legali, alla sua settima edizione, verrà pubblicata su TopLegal Review di giugno-luglio.
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