Con sentenza n. 7709/19 del 19 marzo 2019, la Corte di Cassazione, Sez. I civile, si è pronunciata in favore di Yahoo! - assistita da Orsingher Ortu nelle persone di Marco Consonni e Matteo Orsingher e da Lgv con Simona Lavagnini - rigettando il ricorso presentato da Rti volto a far accettare la responsabilità dell’Internet Service Provider per la diffusione illecita di contenuti protetti dal diritto d’autore tramite il servizio “Yahoo! Search”.
La vicenda giudiziaria, ora arrivata al suo epilogo, riguardava la presunta responsabilità di Yahoo! in qualità di gestore del servizio “Yahoo! Search” per la presenza, tra i risultati indicizzati - e generati sulla base di servizi forniti da Microsoft -, di link a siti di terze parti su cui erano stati caricati, in assenza di autorizzazione, materiali su cui il noto gruppo televisivo italiano vantava diritti di privativa.
La Suprema Corte, confermando quanto stabilito nei precedenti gradi di giudizio, ha stabilito che il motore di ricerca che si limiti a memorizzare in maniera automatica, intermedia e temporanea le informazioni per una loro più efficace trasmissione agli utenti non può essere considerato responsabile per l’eventuale diffusione di materiali illeciti, in quanto il suo ruolo resta passivo. Tale assenza di responsabilità non sarebbe neppure esclusa dall’offerta, da parte del motore di ricerca, di servizi aggiuntivi agli utenti, quali l’embedding ed il suggest search, poichè anch’essi sono fondati sul carattere automatico e temporaneo della memorizzazione delle informazioni e non sono quindi idonei a far ritenere che il provider svolga un ruolo attivo. A detta della Cassazione, la condizione di neutralità e dunque di irresponsabilità in cui versa il motore di ricerca potrebbe essere esclusa solo qualora esso non dovesse agire prontamente per rimuovere o disabilitare l’accesso al contenuto illecito una volta attinto da un provvedimento dell’autorità giurisdizionale o amministrativa.
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