Dopo il rapporto di Flashpoint, che ha svelato le mire del cyber criminale russo Oleras su alcune law firm top-tier per carpire documenti riservati, da Panama arriva una nuova notizia che collega gli studi legali agli attacchi dei criminali informatici.
Tutto parte dallo studio Mossack Fonseca, con base a Panama city, nel cuore di uno dei più noti paradisi fiscali del mondo. Grazie a un informatore, i giornalisti dell'Icij (International consortium of investigative journalists) a cui partecipa l'Espresso in esclusiva per l'Italia, hanno avuto accesso a un enorme archivio di carte segrete, i cosiddetti "Panama papers". I documenti che hanno originato “Panama Papers” provengono proprio dallo studio Mossack Fonseca, che ha uffici in tutto il mondo, con 600 dipendenti in 42 Paesi, ed è specializzato nei servizi finanziari offshore. Tra gli altri paradisi fiscali, Mossack opera in Svizzera, Cipro e nelle Isole Vergini Britanniche.
Oltre 200 mila società di comodo (off.shore), fondazioni, trust con sede in 21 paradisi fiscali sparsi per il mondo, dai Caraibi ai mini Stati del Pacifico, da Cipro fino al deserto del Nevada, negli Stati Uniti. E poi decine di migliaia di clienti, cittadini di 200 Paesi diversi, tra cui politici, uomini di spettacolo, imprenditori, sportivi. I nomi degli italiani citati nell'archivio, come l'Espresso racconta in un articolo, sono circa 800.
Per Ramon Fonseca Mora, a capo dello studio Mossack Fonseca, l'indagine sulle fortune offshore dei grandi del mondo è "un crimine" e un "attacco hacker" contro Panama. Intanto, il governo panamense ha annunciato l'avvio di un'indagine.
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